“Non sposterai i confini del tuo vicino, posti dai tuoi antenati, nell’eredità che ti sarà toccata, nel Paese che il Signore tuo Dio ti dà in possesso”
Deuteronomio (19:14).
Per esaminare il concetto di “Landmark” mi riporterò ad una sintetica ed efficace esposizione che si ritrova tra i materiali pubblicati dalla Loggia Tacito, che commenterò.
L’espressione usata nel testo biblico è גבִּיל gebul, parola ebraica il cui significato è ‘confine’, limite, tradotta in lingua inglese con “Landmark” e pervenuta a significare, nel lessico massonico, norma tramandata da tempo immemorabile, limite non valicabile oltre il quale la pratica massonica perde i connotati della regolarità.
I Landmarks sono i termini della Tradizione orale da sempre stabiliti, le pietre miliari non oltrepassabili della prassi muratoria, costituendo per questa:
1 – Punto di riferimento (stabile e certo punto, per determinare che cosa è massonico e che cosa non lo è);
2 – Monumento o edificio che caratterizza un luogo (indica i contrassegni che fanno della Massoneria quella Istituzione che essa è);
3 – Pietra miliare (misura l nostro cammino e segnano il progredire della nostra massonicità.
4 – Pietra di delimitazione di confine (i confini che non dobbiamo oltrepassare né far oltrepassare).
Fin qui, i principi possono essere intesi con sufficientemente chiarezza. Ma è dopo, nel momento in cui i principi si traducono in norme prescrittive, che questa chiarezza viene meno e, assumendo connotazioni metafisiche, rischia di rimanere intrappolata nella arbitrarietà di chi decide.
Esplorato il territorio semantico del termine, seguiamo il suo cammino storico all’interno della Libera Muratoria.
La prima Costituzione Massonica fu quella che poi è passata alla storia con il titolo di “Regolamenti Generali”. Essa fu compilata nell’anno 1720, da George Payne, allora Gran Maestro, e fu approvata nella Seduta della Gran Loggia tenuta il giorno di S. Giovanni Battista nel 1721, allorché, scaduto il Payne, venne eletto Gran Maestro il Principe di Montagu.
Già questo passaggio, la fase in cui Payne, esponente della nuova classe sociale emergente dalla “Gloriosa Rivoluzione”, cede il passo al Principe di Montagu, rappresenta con evidenza il compimento della “restaurazione massonica”, con il ritorno dell’Istituzione all’egemonia degli aristocratici. Ad ogni modo i Landmarks approvati nell’ultimo giorno di Gran Maestranza di Payne, restano un prodotto della nuova classe affluente che, con spirito democratico, non ha voluto rendere queste norme assolute e inviolabili – riconoscendole empiricamente come un prodotto umano e non divino – non cercando di farne un nuovo dogma e stabilendo, piuttosto, la possibilità di adattarle ai tempi e all’evoluzione sociale.
Il 39° ed ultimo articolo di queste Regulations (il cui testo costituisce lo schema di tutte le successive Costituzioni di tutte le Comunioni Massoniche del mondo) così recitava: “Ogni Gran Loggia annuale ha in sé il potere e l’autorità di fare nuove norme o di modificarle nel reale interesse della antica Fraternità, purché gli antichi Landmarks siano sempre scrupolosamente mantenuti.”
Lo spirito democratico con cui i Landmarks sono stati consegnati alle generazioni successive non ha mancato di generare problemi intepretativi che sono anche di egemonia dottrinale e dunque di effettivo controllo dell’Istituzione Massonica.
La definizione dei Landmarks ha occupato generazioni di scrittori di cose massoniche. Quando i “Moderni” (cioè la borghesia emergente dalla “Gloriosa Rivoluzione”) cominciarono a sentirsi soppiantati dal prevaricare degli “Antichi” che avevano intanto inventato gli Alti Gradi per soggiogare dottrinalmente i “Moderni”), nel 1809 attraverso la Gran Loggia dei “Moderns” costituirono la così detta “Lodge of Promulgation” proprio con il compito di indagare sugli antichi “Limiti dell’Arte”.
Questo lavoro fu oggetto di nuove dispute, senza possibilità di soluzione e, se mai, senza soluzione di continuità. Durante tutto il XIX secolo si ebbe un proliferare di elenchi di Landmarks (tra i quali, notevoli, i 25 punti di Mackey e i 9 di Findel), tutti protesi nominalmente ad esprimere l’esigenza di definire la dimensione perenne ed immutabile del pensiero massonico, ed effettivamente ad affermare una supremazia dottrinale (e dunque l’egemonia sull’Istituzione).
Tra le varie collezioni di Landmarks, quella di Roscoe Pound è una delle più recenti (fu redatta nel 1919) e tra le più brevi (consta di soli 7 punti), e si manifesta in tutto il suo interesse, anche perché compilata da un eminente giurista. Ecco il suo elenco:
1 – Monoteismo
2 – Credenza nella immortalità, insegnamento finale della filosofia massonica
3 – Il Volume della Legge Sacra, parte integrante dell’arredo di Loggia
4 – La leggenda del Terzo Grado
5 – Il segreto (acquisizione spirituale)
6 – Il simbolismo dell’Arte operativa
7 – Il Massone deve essere un maschio adulto, nato libero.
A commento di questo elenco, si può subito notare come esso mutui la maggior parte delle sue affermazioni dal testo degli Antichi Doveri.
I primi tre punti, in particolare, rivelano uno spiccato carattere esegetico, poiché danno forma agli elementi di fede religiosa (monoteismo ed immortalità) e di procedura (Volume della Legge Sacra), impliciti negli Antichi Doveri.
Su questi primi tre punti si potrà concordare a patto di non confondere “Monoteismo” con “religioni rivelate”, intendendo cioè con “Monoteismo” il principio spirituale trascendente e indissolubilmente inscindibile, irriducibile alla parzialità di un dio nazionale o tribale o, anche, espressione di un clero. Dell’immortalità non si dovrà ritenere l’aspetto individuale, ma quello trascendente, e quindi non una reincarnazione dell’io ma l’ascensione dell’anima personale e il suo assorbimento in cerchie di luce sempre più ampie, secondo l’immagine della generale trasmigrazione dell’albero della vita. Allo stesso modo, il Libro Sacro è da intendere nell’idea metafisica del Libro da cui tutti i libri sono generati, la Torah Atziluth della Qabbalah Ebraica, o la Madre del Libro (Umm’al-kitab) della Tradizione Islamica, emanazioni del Respiro di Brahma secondo la dottrina dei Veda e dissolti nel vuoto dello Shunyata o dell’Ayn Soph Aovr.
E sempre dagli Antichi Doveri, in linea diretta, sono tratti gli ultimi tre punti: il segreto, il simbolismo, le prerogative necessarie all’iniziabilità.
Come nel Sigillo di Salomone, al Triangolo Superno del Macrocosmo segue il Triangolo dell’Emanazione, dal quale si derivano le qualità umane e l’arte dell’apprendere e del comunicare.
I Landmarks stanno ai princìpi ed alle norme come l’Assoluto sta alla Manifestazione, li contengono ma non si esauriscono in essi.
Questa nozione metafisica che li qualifica come principi assoluti, non espressi perché inesprimibili, tuttavia, rischia di cadere nella possibilità dell’arbitrio e dell’uso utilitaristico.
Il nostro Autore della Loggia Tacito, infatti, prosegue dicendo:
La Massoneria Inglese, nella sua qualità di Loggia Madre del mondo, considerando la vivace proliferazione di gruppi massonici in ogni luogo del pianeta e vedendo che ogni gruppo, profittando della aleatorietà e della soggettività delle liste dei Landmarks, statuiva come regolari le attività massoniche più disparate, decise di trasporre i Limiti in Princìpi Basici.
Nell’anno 1929, infatti, la United Grand Lodge of England promulgò i seguenti “Basic Principles for Grand Lodge Recognition”:
1 – Regolarità di origine: ossia, ogni Gran Loggia deve essere stata fondata legittimamente da una debitamente riconosciuta Gran Loggia o da tre o più Logge regolarmente riconosciute;
2 – Che una credenza nel G.A.D.U. e nella sua volontà rivelata sia una qualificazione essenziale per l’appartenenza;
3 – Che tutti gli iniziati assumano le loro obbligazioni sopra o in piena vista del Volume aperto della Legge Sacra, per il quale si intende la rivelazione dall’alto che è vincolante sulla coscienza del singolo individuo che viene iniziato;
4 – Che la composizione della Gran Loggia e delle singole Logge debba essere costituita esclusivamente da uomini: e che ogni Gran Loggia non possa avere rapporti massonici di qualsiasi genere con Logge miste o Corpi che ammettano donne fra i loro appartenenti;
5 – Che la Gran Loggia debba avere giurisdizione sovrana sulle Logge sotto il suo governo: ossia che debba essere una organizzazione responsabile, indipendente, autoregolantesi, con esclusiva ed indispensabile autorità sull’Arte o Gradi Simbolici (Appr. – Compagno – Maestro) nella sua Giurisdizione e non debba in alcun modo essere soggetta a, o dividere tale autorità, con un supremo consiglio od altra potenza rivendicante qualsiasi controllo o supervisione su tali Gradi;
6 – Che le tre grandi Luci della Massoneria (segnatamente il Volume della Legge Sacra, la Squadra e il Compasso) debbano essere sempre esposti quando la Gran Loggia e le Logge sue subordinate sono al lavoro; la principale di esse essendo il Volume della Legge Sacra;
7 – Che ogni discussione di religione e di politica nella Loggia debba essere strettamente proibita
8 – Che i princìpi degli antichi Landmarks, costumi ed usi dell’Arte debbano essere strettamente osservati.
Questi Princìpi Basici contengono (con il numero 8) un autorevole richiamo ai Landmarks (di cui si raccomanda la più stretta osservanza) e di tutte quelle norme, quegli usi e quei costumi tramandati da tempo immemorabile e costituenti il limite invalicabile, oltre il quale la Massoneria perde i connotati dell’autenticità.
Si dovrà osservare, tuttavia, che lo sforzo verso la “regolarità” si è progressivamente spostato in un’area che ha finito con il coincidere con le istanze della componente aristocratica e conservatrice, generando una condizione di negazione per quei “riti di fronda” (che includono tra l’altro il riconoscimento del potere iniziatico della donna, ancora negato) che sono stati la vera essenza dell’azione progressista che è il lato più luminoso della Massoneria e costitiuisce il repertorio del suo inestimabile valore di emancipazione dell’umanità verso una consapevole vita spirituale.
I Landmarks sono i fari della Tradizione, che accompagnano la vita e la sostengono: perché è la Tradizione che illumina la strada della conoscenza che noi percorriamo, per la nostra evoluzione spirituale, per il bene dell’Umanità e alla Gloria del S.A.D.M.
Converremo volentieri su questa affermazione, soprattutto quando ne vedremo pienamente la sincerità (e quindi, rosicrucianamente, si conceda, mai) o, almeno, la corretta intenzione verso la direzione spirituale dell’utopia, senza che alcuno possa tramutare questa gloriosa promessa in artificio per lo sfruttamento della bona fide e sia possibile immaginare un cammino di luce autenticamente spirituale e progressivo.