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Telestèrion

A great hall in Eleusis, Telesterion (“Initiation Hall” from Gr. τελείω, to complete, to fulfill, to consecrate, to initiate) was one of the primary centers of the Eleusinian Mysteries. Devoted to Demeter and Persephone, these initiation ceremonies were the most sacred and ancient of all the religious rites celebrated in Greece.

The site of the Telesterion is believed to be very ancient and to have been constitued in temple since the 7th century BCE, as it is witness by the Homeric Hymn to Demeter (one of 33 Homeric Hymns, circa 650-550 BCE).

The temple was enlarged during the 5th century BCE, when Iktinos, the great architect of the Parthenon, made the Telesterion big enough to hold thousands of people. In about 318 BCE, Philon added a portico with twelve Doric columns.

The festival of Eleusinia was celebrated each year in Eleusis and Athens for nine days from the 15th to the 23rd of the month of Boedromion (September or October). As the climax of the ceremonies at Eleusis, the initiates entered the Telesterion where they were shown the sacred relics of Demeter and the priestesses revealed their visions of the holy night, concerning the cosmic fire representing the eternal flame of soul and its voyage through cosmic existence.

The Telesterion was destroyed by the Persians after the Battle of Thermopylae, when the Athenians withdrew to Salamis in 480 BCE. It was rebuilt some time later by Pericles.

In CE 170, during the rule of Roman emperor Marcus Aurelius, a barbarian tribe (the Costoboci) entering Thracia and ravaging the provinces of Macedonia and Achaea, reaching as far south as Eleusis, where they destroyed the Telesterion. The emperor responded with emergency reinforcements, won the fight and then rebuilt the Telesterion. In CE 396, the forces of Alaric the Visigoth invaded the Eastern Roman Empire and ravaged Attica, destroying the Telesterion. Since then, the Telesterion was never rebuilt, also because the Christianism have become the religion of the empire.

Lettera aperta ai membri de “La Tradizione della Rosacroce”

Salus Vobis. Ave.

Preciso in premessa che non ho nessun dogma e nessuna verità da portare, anche se qualcuno mi attribuisce questa pretesa. Lascio ad altri i dogmi e il pensiero totalitario, che non mi appartengono, né appartengono alla nobile tradizione cui la pagina dichiara di ispirarsi.

Non ho che gli strumenti umili della ragione, sempre necessitati alla ricerca, al confronto, al dubbio costruttivo. Però, per quanto il dubbio sia sintomo di intelligenza, non si può dubitare su tutto, perché sarebbe sterile relativismo, e non si possono accettare strumentalizzazioni arbitrarie, perché sarebbe restare in soggezione dell’autorità costituita.

In particolare, non è possibile proporre un percorso autenticamente R+C se non si combatte l’oscurantismo dei dogmi e del potere dispotico, rispetto al quale invece i cultori della bandiera del secondo reich (le minuscole sono scelte) dimostrano soggezione e fascinazione.

È evidente a qualsiasi persona sincera che il nazionalismo e il sapere fondato sui dogmi dell’autorità tradizionale sono in aperta e irrimediabile contraddizione con il pensiero dei Manifesti, che ha chiara vocazione cosmopolita e, fin dall’inizio, si volle diffondere il messaggio di progresso e di emancipazione della Fama e della Confessio in cinque lingue, ai dotti d’Europa.

In breve, la tesi che si afferma in questa lettera è che simpatie per il fascismo e il nazismo ed anche per il “semplice” nazionalismo sono incompatibili con la dottrina e lo spirito della R+C.

Avendo affermato questa tesi, semplicissima e cristallina, sulla Vostra apprezzata pagina, ho dovuto registrare attacchi e ingiurie, con l’accusa di seminare zizzania e di voler far proselitismo per un Ordine diverso da quello cui la maggior parte degli attivisti della pagina fanno riferimento. Nessuna sorpresa. Anche questo è scritto nella Fama Fraternitatis. Si vedrà nel prosieguo della lettera quali sono i fini di chi attacca e di chi si difende. E si vedrà come «attaccare e difendere» dovrebbero essere verbi inapplicabili alla materia di chi condivide, sia pure attraverso sentieri spirituali simili ma differenti, un percorso di ricerca iniziatica.

Come emissario della duplice corrente del M::: e della G.:D.: vorrei ricordare che entrambe sono emanazioni dell’ Invisible College, la cui natura è in parte storicamente determinabile e in parte no in quanto astrazione metafisica (poiché questa è una lettera aperta e non un trattato, rinvio ad altre sedi l’eventuale analisi dei documenti e delle fonti che giustificano l’affermazione ricordando, fra l’altro, l’appuntamento a Siracusa del prossimo 9 dicembre).

Dopo aver fatto questo esercizio di mnemotecnica, che potrebbe essere arricchito dalla citazione di lavori di ricerca specifici sul tema delle «origini occulte dell’illuminismo», cui le correnti R+C vanno ascritte, dovremo occuparci anche della nostra modernità e, in particolare, delle pericolose mistificazioni.

Il concetto di «neolingua» elaborato da Orwell resta un caposaldo per capire come la propaganda distrugga tutte le correnti di emancipazione e di progresso destrutturandone le parole attraverso un processo di svuotamento. Così l’inflazione di «libertà», «consapevolezza», «progresso», «illuminismo» (particolarmente fuorviante per gli esoteristi la dottrina della predestinazione degli illuminati, che è l’esatta antitesi degli scopi di C+R), ha determinato il risultato che, dagli originari significati di conquiste sociali evolutive della società, finisce per non significare più nulla, consentendone l’utilizzo anche con significato contrario, con accezione negativa. È il modo in cui l’establishment reazionario ha sedato la contestazione dell’ultima ondata di richiesta di diritti, emersa con il dopoguerra. In precedenza, le istanze di libertà del primo Novecento erano state sedate con la guerra del 1945-18 e poi con i manganelli degli squadristi per portare a più miti consigli le proteste dei lavoratori. Infine, la violenza inaudita e gli orrori del nazismo e del fascismo.

chevillon.jpgAnche il mondo esoterico del resto ha subito gli strali del fascismo che, in nome del pensiero unico e per impedire ogni opinione diversa, ha chiuso le logge M.: e M:: Ricordiamo con solennità il nome di Constant Chevillon, ucciso nel 1944 «par des miliciens à la solde des envahisseurs germaniques».

In conclusione, si enumerano alcuni dei contenuti che emergono da questa lettera, cominciando da quelli superindividuali:

  1. Un Adepto R+C non riconosce una verità tradizionale per dogma, ma opera per superare gli errori del passato e progredire nella ricerca della verità.
  2. La Fama Fraternitatis è un’organizzazione illuministica, ma questa parola è stata resa inservibile dalla coartazione del termine fattane dalla propaganda reazionaria.
  3. Un approccio reazionario e una propensione per una concezione del mondo in opposizione agli altri è incompatibile allo spirito R+C

Sul più modesto piano individuale, occorre dire che un Adepto di questa Tradizione dovrebbe essere, come la dottrina richiede, un Filosofo dell’Unità: pertanto, invece di difendere il recinto del proprio orto, dovrebbe confrontarsi apertamente con gli altri componenti della Fraternità, sia pure appartenenti ad altri Ordini. La chiusura e l’oltranzismo non appartengono a questa Tradizione, così come le è estranea ogni attitudine a farne simonia. Da questo punto di vista, l’Adepto sincero non è inquietato da aggressioni e argomenti pretestuosi dei suoi detrattori. Al massimo, ne rimarrà deluso, ma non tanto da non concepire che ci può essere ancora intelligenza e cambiamento di predisposizione, specie se supportato dal corretto operare, liberandosi dunque dai condizionamenti dello spirito di opposizione.

Sul più elevato piano metafisico, null’altro è da aggiungere alle conclusioni della Fama:

E questo noi diciamo per verità, che chiunque vorrà seriamente, e dal suo cuore, portare affezione a noi, ne sarà beneficiato in beni, corpo e anima; ma colui che è falso di cuore, o solo avido di ricchezza, prima di tutto non sarà in grado di ferirci in nessun modo o maniera, ma porterà se stesso alla rovina e alla distruzione. Anche il nostro edificio (anche se un centinaio di migliaia di persone hanno visto molto vicino e osservato lo stesso) sarà per sempre lasciato intatto, non distrutto e nascosto al mondo meschino.

SUB UMBRA ALARUM

DALQ 5=6 S+I

Spostare le pietre di confine

“Non sposterai i confini del tuo vicino, posti dai tuoi antenati, nell’eredità che ti sarà toccata, nel Paese che il Signore tuo Dio ti dà in possesso”

Deuteronomio (19:14).

Per esaminare il concetto di “Landmark” mi riporterò ad una sintetica ed efficace esposizione che si ritrova tra i materiali pubblicati dalla Loggia Tacito, che commenterò.

L’espressione usata nel testo biblico è גבִּיל gebul, parola ebraica il cui significato è ‘confine’, limite, tradotta in lingua inglese con “Landmark” e  pervenuta a significare, nel lessico massonico, norma tramandata da tempo immemorabile, limite non valicabile oltre il quale la pratica massonica perde i connotati della regolarità.

I Landmarks sono i termini della Tradizione orale da sempre stabiliti, le pietre miliari non oltrepassabili della prassi muratoria, costituendo per questa:

            1 – Punto di riferimento (stabile e certo punto, per determinare che cosa è massonico e che cosa non lo è);

            2 – Monumento o edificio che caratterizza un luogo (indica i contrassegni che fanno della Massoneria quella Istituzione che essa è);

            3 – Pietra miliare (misura l nostro cammino e segnano il progredire della nostra massonicità.

            4 – Pietra di delimitazione di confine (i confini che non dobbiamo oltrepassare né far oltrepassare).

Fin qui, i principi possono essere intesi con sufficientemente chiarezza. Ma è dopo, nel momento in cui i principi si traducono in norme prescrittive, che questa chiarezza viene meno e, assumendo connotazioni metafisiche, rischia di rimanere intrappolata nella arbitrarietà di chi decide.

            Esplorato il territorio semantico del termine, seguiamo il suo cammino storico all’interno della Libera Muratoria.

            La prima Costituzione Massonica fu quella che poi è passata alla storia con il titolo di “Regolamenti Generali”.  Essa fu compilata nell’anno 1720, da George Payne, allora Gran Maestro, e fu approvata nella Seduta della Gran Loggia tenuta il giorno di S. Giovanni Battista nel 1721, allorché, scaduto il Payne, venne eletto Gran Maestro il Principe di Montagu.

Già questo passaggio, la fase in cui Payne, esponente della nuova classe sociale emergente dalla “Gloriosa Rivoluzione”, cede il passo al Principe di Montagu, rappresenta con evidenza il compimento della “restaurazione massonica”, con il ritorno dell’Istituzione all’egemonia degli aristocratici. Ad ogni modo i Landmarks approvati nell’ultimo giorno di Gran Maestranza di Payne, restano un prodotto della nuova classe affluente che, con spirito democratico, non ha voluto rendere queste norme assolute e inviolabili – riconoscendole empiricamente come un prodotto umano e non divino – non cercando di farne un nuovo dogma e stabilendo, piuttosto, la possibilità di adattarle ai tempi e all’evoluzione sociale.

           Il 39° ed ultimo articolo di queste Regulations (il cui testo costituisce lo schema di tutte le successive Costituzioni di tutte le Comunioni Massoniche del mondo) così recitava: “Ogni Gran Loggia annuale ha in sé il potere e l’autorità di fare nuove norme o di modificarle nel reale interesse della antica Fraternità, purché gli antichi Landmarks siano sempre scrupolosamente mantenuti.”

Lo spirito democratico con cui i Landmarks sono stati consegnati alle generazioni successive non ha mancato di generare problemi intepretativi che sono anche di egemonia dottrinale e dunque di effettivo controllo dell’Istituzione Massonica.

La definizione dei Landmarks ha occupato generazioni di scrittori di cose massoniche.  Quando i “Moderni” (cioè la borghesia emergente dalla “Gloriosa Rivoluzione”) cominciarono a sentirsi soppiantati dal prevaricare degli “Antichi” che avevano intanto inventato gli Alti Gradi per soggiogare dottrinalmente i “Moderni”), nel 1809 attraverso la Gran Loggia dei “Moderns” costituirono la così detta “Lodge of Promulgation” proprio con il compito di indagare sugli antichi “Limiti dell’Arte”.

Questo lavoro fu oggetto di nuove dispute, senza possibilità di soluzione e, se mai, senza soluzione di continuità. Durante tutto il XIX secolo si ebbe un proliferare di elenchi di Landmarks (tra i quali, notevoli, i 25 punti di Mackey e i 9 di Findel),  tutti protesi nominalmente ad esprimere l’esigenza di definire la dimensione perenne ed immutabile del pensiero massonico, ed effettivamente ad affermare una supremazia dottrinale (e dunque l’egemonia sull’Istituzione).

Tra le varie collezioni di Landmarks, quella di Roscoe Pound è una delle più recenti (fu redatta nel 1919) e tra le più brevi (consta di soli 7 punti), e si manifesta in tutto il suo interesse, anche perché compilata da un eminente giurista.  Ecco il suo elenco:

1 – Monoteismo

2 – Credenza nella immortalità, insegnamento finale della filosofia massonica

3 – Il Volume della Legge Sacra, parte integrante dell’arredo di Loggia

4 – La leggenda del Terzo Grado

5 – Il segreto (acquisizione spirituale)

6 – Il simbolismo dell’Arte operativa

7 – Il Massone deve essere un maschio adulto, nato libero.

            A commento di questo elenco, si può subito notare come esso mutui la maggior parte delle sue affermazioni dal testo degli Antichi Doveri. 

            I primi tre punti, in particolare, rivelano uno spiccato carattere esegetico, poiché danno forma agli elementi di fede religiosa (monoteismo ed immortalità) e di procedura (Volume della Legge Sacra), impliciti negli Antichi Doveri.

Su questi primi tre punti si potrà concordare a patto di non confondere “Monoteismo” con “religioni rivelate”, intendendo cioè con “Monoteismo” il principio spirituale trascendente e indissolubilmente inscindibile, irriducibile alla parzialità di un dio nazionale o tribale o, anche, espressione di un clero. Dell’immortalità non si dovrà ritenere l’aspetto individuale, ma quello trascendente, e quindi non una reincarnazione dell’io ma l’ascensione dell’anima personale e il suo assorbimento in cerchie di luce sempre più ampie, secondo l’immagine della generale trasmigrazione dell’albero della vita. Allo stesso modo, il Libro Sacro è da intendere nell’idea metafisica del Libro da cui tutti i libri sono generati, la Torah Atziluth della Qabbalah Ebraica, o la Madre del Libro (Umm’al-kitab) della Tradizione Islamica, emanazioni del Respiro di Brahma secondo la dottrina dei Veda e dissolti nel vuoto dello Shunyata o dell’Ayn Soph Aovr.

            E sempre dagli Antichi Doveri, in linea diretta, sono tratti gli ultimi tre punti:  il segreto, il simbolismo, le prerogative necessarie all’iniziabilità.

Come nel Sigillo di Salomone, al Triangolo Superno del Macrocosmo segue il Triangolo dell’Emanazione, dal quale si derivano le qualità umane e l’arte dell’apprendere e del comunicare.

     I Landmarks stanno ai princìpi ed alle norme come l’Assoluto sta alla Manifestazione, li contengono ma non si esauriscono in essi. 

Questa nozione metafisica che li qualifica come principi assoluti, non espressi perché inesprimibili, tuttavia, rischia di cadere nella possibilità dell’arbitrio e dell’uso utilitaristico.

Il nostro Autore della Loggia Tacito, infatti, prosegue dicendo:

      La Massoneria Inglese, nella sua qualità di Loggia Madre del mondo, considerando la vivace proliferazione di gruppi massonici in ogni luogo del pianeta e vedendo che ogni gruppo,  profittando della aleatorietà e della soggettività delle liste dei Landmarks, statuiva come regolari le attività massoniche più disparate,  decise di trasporre i Limiti in Princìpi Basici.

     Nell’anno 1929, infatti, la United Grand Lodge of England promulgò i seguenti “Basic Principles for Grand Lodge Recognition”:

1 – Regolarità di origine:  ossia, ogni Gran Loggia deve essere stata fondata legittimamente da una debitamente riconosciuta Gran Loggia o da tre o più Logge regolarmente riconosciute;

2 – Che una credenza nel G.A.D.U. e nella sua volontà rivelata sia una qualificazione essenziale per l’appartenenza;

3 – Che tutti gli iniziati assumano le loro obbligazioni sopra o in piena vista del Volume aperto della Legge Sacra, per il quale si intende la rivelazione dall’alto che è vincolante sulla coscienza del singolo individuo che viene iniziato;

4 – Che la composizione della Gran Loggia e delle singole Logge debba essere costituita esclusivamente da uomini:  e che ogni Gran Loggia non possa avere rapporti massonici di qualsiasi genere con Logge miste o Corpi che ammettano donne fra i loro appartenenti;

5 – Che la Gran Loggia debba avere giurisdizione sovrana sulle Logge sotto il suo governo:  ossia che debba essere una organizzazione responsabile, indipendente, autoregolantesi,  con esclusiva ed indispensabile autorità sull’Arte o Gradi Simbolici (Appr. – Compagno – Maestro) nella sua Giurisdizione e non debba in alcun modo essere soggetta a, o dividere tale autorità, con un supremo consiglio od altra potenza rivendicante qualsiasi controllo o supervisione su tali Gradi;

6 – Che le tre grandi Luci della Massoneria (segnatamente il Volume della Legge Sacra, la Squadra e il Compasso) debbano essere sempre esposti quando la Gran Loggia e le Logge sue subordinate sono al lavoro;  la principale di esse essendo il Volume della Legge Sacra;

7 – Che ogni discussione di religione e di politica nella Loggia debba essere strettamente proibita

8 – Che i princìpi degli antichi Landmarks,  costumi ed usi dell’Arte debbano essere strettamente osservati.

      Questi Princìpi Basici contengono (con il numero 8) un autorevole richiamo ai Landmarks (di cui si raccomanda la più stretta osservanza) e di tutte quelle norme, quegli usi e quei costumi tramandati da tempo immemorabile e costituenti il limite invalicabile, oltre il quale la Massoneria perde i connotati dell’autenticità.

Si dovrà osservare, tuttavia, che lo sforzo verso la “regolarità” si è progressivamente spostato in un’area che ha finito con il coincidere con le istanze della componente aristocratica e conservatrice, generando una condizione di negazione per quei “riti di fronda” (che includono tra l’altro il riconoscimento del potere iniziatico della donna, ancora negato) che sono stati la vera essenza dell’azione progressista che è il lato più luminoso della Massoneria e costitiuisce il repertorio del suo inestimabile valore di emancipazione dell’umanità verso una consapevole vita spirituale.

      I Landmarks sono i fari della Tradizione, che accompagnano la vita e la sostengono:  perché è la Tradizione che illumina la strada della conoscenza che noi percorriamo,  per la nostra evoluzione spirituale,  per il bene dell’Umanità e alla Gloria del S.A.D.M.

Converremo volentieri su questa affermazione, soprattutto quando ne vedremo pienamente la sincerità (e quindi, rosicrucianamente, si conceda, mai) o, almeno, la corretta intenzione verso la direzione spirituale dell’utopia, senza che alcuno possa tramutare questa gloriosa promessa in artificio per lo sfruttamento della bona fide e sia possibile immaginare un cammino di luce autenticamente spirituale e progressivo.

La Chiave Egizia

Con l’intendimento di offrire al Lettore chiarimenti e indicazioni di percorso rispetto al frastagliato mondo delle Organizzazioni Iniziatiche, questo articolo segue i precedenti Annotazioni sul Sentiero Iniziatico; Difendersi dai Falsi Maestri e Riaccendere i Lumi. Con il primo, si sono poste in evidenza le condizioni che fanno di un Sentiero una vera via per il cammino inziatico e le caratteristiche che devono stabilizzarsi all’interno della persona del Cercante; con il secondo si sono dati i necessari avvertimenti rispetto al rischio di imbattersi in vampiri e altri soggetti che assorbono energia senza dare adeguato ricambio, pur dovendo riconoscere – e questo rende li rende più pericolosi – che, sotto determinate condizioni, anche i falsi maestri possono disporre di potere iniziatico; con il terzo articolo, si sono poste le basi per comprendere le grandi linee della Tradizione Iniziatica Occidentale, definendo gli ambiti delle principali scuole emergenti e la loro natura a volte armonica, altre conflittuale, spesso piena di contraddizioni e interconnessioni.

Con l’ultimo dei tre articoli sopra richiamati si era detto, in particolare, qual è stato il ruolo giocato dal Rito Scozzese e, particolarmente, dalla cerchia Templare, nell’estremizzare la Grande Rivoluzione e condurla al Terrore che rese necessaria la ricomposizione dell’Ordine mediante la Restaurazione napoleonica.

Napoleone comprese presto che la Massoneria era la leva strategica per avere l’effettivo controllo sulla Francia subito, e sull’Europa domani.  Il 28 marzo del 1808,  nella chiesa di  “Saint Paul e Saint Louis” di Parigi, venne celebrata una solenne cerimonia di commemorazione di  Jacques de Molay e dei Cavalieri Templari martirizzati. Il celebrante fu Pietro Romano  di Roma, abate di Notre –Dame de Coutances e primate dell’Ordine, che pronunciò l’orazione funebre e concesse l’Assoluzione con ferventi parole di fede nella giustizia divina. Fu quella l’ultima concessione di Napoleone ai Templari, che presto sarebbero stati estromessi proprio da un altro rito massonico, quel Rito di Misraïm che si era interlacciato al suo esercito durante la Campagna d’Egitto.

Rispetto all’antica Massoneria formata dai tre gradi di Apprendista, Compagno e Maestro, il Rito di Misraïm intendeva surclassare i 33 gradi del Rito Scozzese con i suoi 90.  Come notò il Findel in un suo saggio del 1866, “i capi e fondatori di questo massonico pasticcio furono i fratelli Michele e Marc Bédarride, negozianti di Avignone, e un letterato, A. Meallet, che deve esser considerato l’organizzatore di questo sistema”. Un altro dei classici autori del pensiero e della storia della Franc-Maçonnerie, Ragon, riporta in proposito: “Invero questo Rito comincia realmente con 67mo grado e si basa più che altro su soggetti biblici coi quali la vera Massoneria neinte ha a che fare, né a che vedere, e anche su soggetti relativi all’israelismo. Ciò non ha alcun rapporto con l’Egitto tanto anteriore a tutto ciò. Ecco perché noi lo chiamiamo Rito Giudaico.” Lo stesso Marc Bédarride riferisce inoltre del coinvolgimento del proprio padre, Gad Bédarride, che nel “nel 1771 ricevette la luce nella città di Avignone per mediazione dell’iniziato Israel Cohen detto Carosse”.

Come si vede, le piste si intrecciano: perché in questa storia appaiono in breve Cagliostro “che aveva appreso in Egitto e lì ricevuto qualche grado massonico, li alterò formando un sedicente Rito Egiziano secondo il suo estro; venne in Francia dove ebbe un gran numero di discepoli, ma nel 1786 fu obbligato ad abbandonare Parigi”.  Cagliostro tuttavia aveva messo un nuovo seme nella storia delle moderne organizzazioni iniziatiche: perché, attraverso l’evocazione delle figure dei geroglifici egizi, dove si vedevano comunemente le donne prendere parte alla vita del Tempio e ai suoi rituali, la Massoneria, da esclusivamente maschile qual era, cominciò ad avere le sue Logge Miste e questo è un punto fondamentale per la Reintegrazione della Donna nella Vita Spirituale.

Prima di concludere, dovremo notare due aspetti. Il primo è relativo al Rito che, con la sua lunghezza barocca, tuttavia si presta bene a farsi struttura di connessione e contenere al suo interno riti diversi, trasfigurarsi, mimetizzarsi e assorbire elementi che vanno dal Rito Egizio di Cagliostro al Rito Adonhiramita, dalla Stella Fiammeggiante di Tschoudi agli Illuminati di Avignone, fino ad arrivare alla affermazione di Gastone Ventura secondo la quale al vertice del Rito di Misraïm sarebbero i cosiddetti Arcana Arcanorum ovvero la Scala di Napoli, i gradi 87-90 che infine altro non sarebbero se non i Gradi Cohen. Questa tesi, del resto, è avvalorata e resa plausibile dell’origine che accomuna i Bédarride a Martinez De Pasqually: ebrei portoghesi, marrani, cioé convertiti al cattolicesimo e poi esuli, che in quell’Ordine Iniziatico vedevano la possibilità della reintegrazione sacerdotale.

Per spiegare questi ultimi aspetti, occorrerà parlare più in profondità in relazione al ruolo dei Riti di Fronda e, tra questi, del Martinismo. Ma prima di introdurre questo argomento, tornando a Napoleone, dovremo notare come ogni tentativo di controllare la Massoneria sia illusorio. Più esattamente, per un certo periodo la possibilità di controllare non solo la Francia, ma l’intera Europa attraverso il controllo la Massoneria funzionò. La Massoneria non è però un corpo statico, stabile; al contrario, il suo modo di funzionare è magmatico, per gemmazioni ed efflorescenze. Accadde così che Napoleone giunse al punto, controllando la sua costruzione, di non controllare più nulla di effettivo.

 

 

Riaccendere i Lumi

Con i precedenti articoli Annotazioni sul Sentiero Iniziatico e Difendersi dai Falsi Maestri abbiamo provato ad accompagnare colui che cerca l’ingresso ad una Scuola Iniziatica per cui valga la pena di viaggiare, studiare, conoscere. Accompagnando l’Aspirante – che abbiamo preferito chiamare il Cercante – abbiamo cercato di mettere nella sua disponibilità alcune informazioni fondamentali sulla natura dell’Iniziazione in sé, nonché della ridda di Falsi Maestri, cannibali e vampiri che possono trovarsi sulla strada, ed altresì sulla natura diversa per grado e qualità delle influenze spirituali che vegliano e abitano i diversi Ordini Iniziatici.

Se tutto ciò non ha dissuaso il nostro affezionato Lettore, potremo allora adesso dargli ulteriori e più dottrinali informazioni, che lo introdurranno ad una dimensione sapienzale che però non è esclusivamente storica e filosofica ma concretissima ed attuale, al punto da avere implicazioni politiche ed etiche.

Così come abbiamo già discusso del grado spirituale delle Società Iniziatiche – e ciò indipendentemente dal loro nomen iuris, perché le qualità di fondo si giudicano non dal richiamo dottrinale ma dalle effettive qualità morali dei soggetti che le animano – adesso potremo entrare in qualcosa che spesso non è noto nemmeno a chi non solo fa parte di queste organizzazioni ma persino riveste al loro interno un grado elevato.

Per dare compimento a questo chiarimento, dovremo mettere il Cercante di fronte a una scelta di campo che non si sarebbe aspettato, anche perché – a meno di aver avuto impressioni tratte dai suoi percorsi di ricerca – nessuno ci informa di questi dati fondamentali: né la scuola, né l’università, meno che mai la chiesa o altre istituzioni. Eppure è qui il punto centrale per il nostro Aspirante: la scelta di aderire a Organizzazioni Iniziatiche che hanno per finalità la difesa del sistema di potere dato, oppure di aderire a Organizzazioni Iniziatiche che hanno per finalità l’evoluzione sociale e l’emancipazione di ogni singolo individuo.

Il mancato discernimento di questi orientamenti è alla base della maggior parte degli equivoci che riguardano la più nota (ma solo nominalmente, perché il popolo non sa nulla della sua natura) tra le Società Iniziatiche, e cioè la Massoneria. Soprattutto in Inghilterra, per quanto nata come organizzazione al servizio della Corona, tuttavia la Massoneria era progressivamente sfuggita al controllo dell’aristocrazia e del clero. In un’epoca in cui erano queste soltanto le classi istruite a fronte di un volgo illitterato e spesso analfabeta, la Massoneria costituì un centro di istruzione  – poiché per svolgere le attività rituali è necessario saper leggere e interpretare i testi – autonomo, indipendente e segreto, che si pone alla base della intera costruzione degli moderni stati repubblicani nati delle grandi rivoluzioni liberali e repubblicane in Inghilterra, in Francia e in America, alla fine del XVIII secolo.

Ciò non vale tuttavia a considerare la Massoneria esclusivamente come organizzazione progressista ed orientata all’emancipazione popolare. In generale, trattando di Organizzazioni Iniziatiche, occorre tenere a mente che i processi sono molto sempre compositi, complessi e stratificati. In particolare, tornando all’Inghilterra del XVIII secolo, se è vero che la Massoneria fu il soggetto propulsore della Gloriosa Rivoluzione del 1688 – che produsse il Bill of Rights, documento fondamentale delle moderne rivendicazioni di libertà civili e politiche – è anche vero che quasi subito le componenti reazionarie tentarono di riportare la Massoneria sotto il proprio controllo.

La Massoneria era consistita sino ad allora di due gradi (Apprendista e Compagno) ed uno implicito (Maestro) che venne esplicitato proprio in seguito alla rivoluzione del 1688. La detronizzazione dei cattolici Stuart a vantaggio degli Orange (una situazione di compromesso, perché Guglielmo aveva sposato una figlia di Giacomo II, Elizabeth) aveva generato grande apprensione tra gli aristocratici. La corte degli Stuart andò in esilio a Parigi, e da qui coltivò i suoi propositi di restaurazione e di vendetta.  E proprio da Parigi ebbe inizio la costruzione sediziosa degli “Alti Gradi”, che avevano lo scopo di cooptare la borghesia emergente della massoneria cromwelliana e instradarli a percorsi iniziatici il cui vero fine, la restaurazione della monarchia cattolica degli Stuart, rimaneva a loro nascosto e invisibile.

Nel volgere di qualche decennio la costruzione degli Alti Gradi venne codificata – attraverso l’opera del cavaliere André Michel Ramsay e dell’arcivescovo Fénelon – nel sistema “Scozzese”, che prevedeva al suo interno un cerchio più ristretto ed esclusivo, detto dei “Templari”. In breve, si trattava di una leggenda in base alla quale la nascita della Massoneria veniva ricondotta allo scioglimento dell’Ordine dei Templari da parte di Filippo re di Francia nel 1314. In seguito alla soppressione dell’Ordine – e alla morte sul rogo dei suoi principali dignitari, tra cui il Gran Maestro Jacques de Molay – i sopravvissuti si sarebbero rifugiati in Scozia, dove avrebbero preso parte alla difesa del Re Bruce di Bannockwick, che sarebbe stato alla base della pretesa tradizionale lealtà dei Templari alla religione Cattolica e alla Corona d’Inghilterra. In un’epoca in cui la confutabilità delle fonti non era affatto semplice né si era ancora affermata come metodo scientifico, la leggenda ebbe presa.

Il fermento dottrinale tuttavia non era attivo soltanto sul versante aristocratico: le nuove classi emergenti avevano prodotto in Germania una nuova corrente, resa più intensa proprio dal fatto che l’Inghilterra, con la detronizzazione degli Stuart era passata dall’egemonia cattolica a quella protestante. I nuovi flussi di contaminazione tra Inghilterra e Germania trovarono terreno fertile nel terreno dell’alchimia rosicruciana, che fu in certo qual modo la base degli Illuminati di Baviera e della seminale Loggia cabalistica di Francoforte, Zur Aufgehenden Morgenröhte, che sarà una grande fucina di esportazione, dietro le dissimulate spoglie della Chiesa Morava (per aspetti di dettaglio, si veda il volume Origini Occulte dell’Illuminismo), per l’approdo delle idee di Adam Weishaupt, neo-sabbatiane, radicali e rivoluzionarie, a Parigi (con Moses Dobrushka) e a Londra (con Shemuel Falk).

L’insorgere della Rivoluzione Francese non arrivò inatteso. Del resto, un tentativo importante di mediazione tra l’aristocrazia più intransigente e le nuove istanze illuministiche era stato tentato a Wilhelmsbad nel 1782, dove sembrò che una nuova dottrina potesse assumere un ruolo di controllo e mediazione sulle diverse anime della Massoneria. In quella concezione, il Martinismo avrebbe dovuto assumere il ruolo di Ordine superiore per conciliare le diverse istanze.

La Rivoluzione giunse comunque. Il 1789 aveva portato un vento nuovo nella politica europea, e i lavori di Wilhelmsbad entravano di nuovo in discussione. Il punto di non ritorno fu il 21 gennaio 1793, quando Luigi XVI fu giustiziato. Stessa sorte toccò al Gran Maestro dei Templari, Louis-Hercules Timoleon de Cossè. La corte degli Stuart ne trasse alimento per organizzare la radicalizzazione delle posizioni, il nodo sottostante: aristocrazia e clero cattolico contro borghesia ugonotta e protestante.promuovendo la guerra con la Gran Bretagna e l’Olanda sul fronte esterno e, sul fronte interno, il terrore. Proprio mentre la Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo e del Cittadino del 1789 entrava a far parte dell’Atto Costituzionale del 24 giugno 1793, la più eminente aristocrazia (l’Abate Bartelemy, Federico I di  Prussia,  Don Pedro Bolivar, lo storico Lancret, il predicatore  Massilon, il Cardinale Polignac, l’economista Quesnay, il letterato Montesquieu barone di La Brède , l’Abate Saint-Pierre) si riuniva intorno all’Ordine dei Templari, e in particolare, al celebre “Corpo di Guardia” poi “esercito di Condé” (da Louis-Henry de  Bourbon, principe di Condé, che dell’Ordine Templare era stato eletto Gran Maestro nel 1737) dove militarono molti cavalieri Templari, che divenne il simbolo della lotta contro la Francia rivoluzionaria, riportando successi in Alsazia e combattendo sino al 1797 sul fronte esterno, per poi assumere un ruolo di controllo sul colpo di Stato del 18 brumaio, che avrebbe portato al potere la restaurazione napoleonica.

Da quanto è stato esposto, l’Aspirante avrà certamente compreso che i percorsi storici e dottrinali sono difficilmente districabili, come dimostra ad esempio la presenza di un Illuminista dotto e innovatore tra le fila dei Templari. Ma avrà anche compreso che né il Rito Scozzese né, ancor meno, il Templarismo, possono essere considerati strumenti per Organizzazioni Iniziatiche che abbiano per interesse l’espansione della consapevolezza e della coscienza e l’emancipazione individuale.  Per gli Apostoli della Ragione, i Lumi dovranno esser cercati altrove.

 

 

Difendersi dai Falsi Maestri

Questo scritto fa seguito alle Annotazioni sul Sentiero Iniziatico, che ne costituiscono necessaria premessa.  All’interno di quella riflessione, è stata chiarita la natura di luce e d’ombra che le parole presentano, veicolo imperfetto delle idee. Per questa imperfezione è impossibile, con uno strumento esclusivamente intellettuale (e cioè che parla alla mente e non anche al cuore, ai polmoni e alla completa esperienza fisica, come invece può il rito), trasferire quello speciale tipo di conoscenza che si definisce iniziatica.

Avendo già introdotto la distinzione tra Ordini Esoterici e Ordini Religiosi, e la necessaria indipendenza dei primi dai secondi, si è posto un argine a chi cerca di coartare l’emancipazione e l’evoluzione della coscienza dei Cercanti imponendo loro una coltre di obblighi fondati su una Tradizione intesa come perpetuazione degli errori del passato.

Anche su questo punto occorre un chiarimento: la Tradizione non può consistere nel perpetuare gli errori del passato.  Eppure, anche questo è un contenuto tradizionale: perché ritroviamo questo concetto all’interno dei Manifesti, e cioè di quel contesto dottrinale che contiene la promessa di una “Generale Riforma della Filosofia e della Scienza” e che contiene, oltre al desiderio di liberarsi dagli errori del passato, anche la promessa di trovare il punto di convergenza dei diversi Ordini iniziatici, nel concepirli sentieri della Croce che tutti portano alla Rosa Mistica. Questo ideale, meraviglioso e integro nella sua utopia, non è stato ancora realizzato e sono molti i nemici della sua realizzazione, tra i quali si possono annoverare gli oscurantisti e i falsi maestri del nostro tempo.

Veniamo così al nostro argomento attuale, che è la difesa del Cercante dai Falsi Maestri.  Materia difficile e controversa, che potrà generare il risentimento di molti che, inevitabilmente, si identificheranno in questa immagine.

Prima di tutto, occorrerà attivare la consapevolezza del Cercante, che non dovrà essere abbagliato dalla sua ansia di riconoscimento. La favola di Collodi è pronto ammaestramento per capire che il sentiero è pieno di Gatti e di Volpi e che l’iniziazione non si può comprare né con una né con tre né con cinque monete d’oro. Questo è il primo segnale: un preteso Maestro che non è interessato al tuo percorso, a ciò che ti ha condotto a lui – e che si dimostra invece sensibilmente proteso verso la tua monetizzata adesione – offre un chiaro segnale che la sua natura non è tanto quella spirituale, quanto la pratica della vendita di onorificenze e indulgenze. Con il nome gnostico: simonia.

“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo!”: così esclama il profeta Geremia. Iniziaticamente, ciò significa che nessun contesto umano può conferire alcunché, nulla che sia più di una indicazione o, nella migliore delle ipotesi, una immissione.  Tra i grandi Maestri Passati della tradizione esoterica italiana, Aldebaran ha precisato che non è possibile a nessuno supporre “che un grado dell’Ordine rappresenti conoscenze o indichi che chi lo possiede ha raggiunto la reintegrazione” e, inoltre: “Per esser più chiaro, spiegherò a coloro che non lo avessero ancora capito che l’acquisizione di un grado di iniziazione non può esser concesso da nessuno, ma si acquista da sé stessi. Ne consegue che i gradi concessi dagli Iniziatori non possono assolutamente e in nessun caso rappresentare l’acquisizione di una maggiore Conoscenza e, quel che più conta, di un avvicinamento alla realizzazione, ma sono soltanto un incarico gerarchico necessario per la costituzione e il mantenimento della piramide di un Ordine iniziatico.” 

Ed ecco un secondo indizio per riconoscere i Falsi Maestri che, quando non completamente dominati dalla bramosia metallica per il denaro, tradiscono tuttavia la loro smania di esercitare il potere su qualcuno e, piuttosto che incoraggiare lo sviluppo e l’autonomia del Cercante, al contrario incoraggiano la subordinazione e l’obbedienza gerarchica.

Questo secondo argomento è più sofisticato del primo e non deve trarre in inganno, né esser interpretato semplicisticamente come legittimazione dell’auto-iniziazione che, al contrario, è del tutto ridicola. E’ stato già chiarito con il precedente articolo che, dal punto di vista iniziatico, tutto è nell’esperienza. Ciò significa che nessuna conoscenza acquisita attraverso i libri (incluso l’eventuale sciommiottamento di rituali) può considerarsi iniziazione, ed è questo il motivo per cui nei Manifesti si legge: “Anche se un centinaio di migliaia di persone hanno visto e osservato da vicino il nostro edificio, tuttavia questo resterà sempre intatto, intangibile e nascosto al mondo profano”. L’iniziazione può avvenire soltanto attraverso il trasferimento da parte di qualcuno che detenga, per qualche ragione spirituale, il deposito di memoria tradizionale.

A questo punto, occorrerà una terza indicazione di difesa dai Falsi Maestri, perché, in ogni caso, non se ne contesta il potere inziatico. L’argomento è sottile e riguarda l’intervento di forze spirituali nei processi di iniziazione.  Com’è noto da Goethe e da Marlowe, se non altro, le forze spirituali non hanno tutte il medesimo grado di purezza. Così, a presiedere un rito inziatico, possono intervenire forze di grado e di qualità distinte a seconda delle qualità e dei caratteri dei partecipanti al rito e, soprattutto, dell’Iniziatore e dell’Iniziando. Colui che possiamo ritenere un Falso Maestro dal punto di vista della purezza del Sentiero Iniziatico, tuttavia può essere nella pienezza dei poteri di trasmissione. Anche la vendita di un grado iniziatico è un processo di iniziazione. Di più: questo genere di trasmissione è, in assoluto, il più diffuso. Evidentemente, in questo genere di percorsi, la materialità delle forze in gioco non potrà che attirare forze spirituali di rango inferiore, al limite, persino diaboliche: ma ciò non toglie che il percorso iniziatico sia autentico e, ove il rito sufficientemente realizzato, compiutamente trasmesso.

Questo argomento darà certamente luogo a fraintendimenti da parte dei soliti sofisti, per quanto sia chiaro come la luce del sole. Vogliamo immediatamente confutare le obiezioni ridicole.

In primo luogo, si è dato evidente riconoscimento che procedure iniziatiche possono essere utilizzate per scopi antitetici all’evoluzione della coscienza e all’emancipazione della persona. In questo senso, è esperienza comune che vi siano strutture iniziatiche al servizio della criminalità organizzata. Addirittura, questa è la normalità e la stampa di regime non fa che autorizzare questa interpretazione, in linea con le finalità oscurantiste di ogni governo (dove la longa manus degli Ordini Iniziatici esercita una concatenazione occulta proprio con le baracche della criminalità organizzata). Si dovrà lavorare ancora molto a lungo e per molti anni, specie nei Paesi di cultura cattolica, prima di poter ottenere esplicito riconoscimento all’accesso diretto, personale, alla vita spirituale mediante l’esperienza iniziatica, e questo dovrà passare attraverso la progressiva emersione di studi e ricerche con carattere scientifico sugli Ordini Iniziatici come necessità antropologica.

In secondo luogo, si dovrà rendere ridicola l’accusa che l’etica prevalente tende ad attribuire agli Ordini Iniziatici, e cioè di essere strumenti orientati al satanismo. Per l’autentico Iniziato, il satanismo è il più banale degli errori. Ciò non significa che si debba aver paura di guardare verso il lato oscuro della nostra coscienza; ma nemmeno che si debba rimanere prigionieri di questo limite illusorio. Compito dell’Iniziato è la reintegrazione nella Luce. Un Ordine Iniziatico che sia autenticamente fondato non può che convergere verso la metafisica dell’Unità, e dunque respingere come manifestazioni parziali tutte quelle dottrine fondate sulla contrapposizione tra un dio del bene e un dio del male (che invece rappresentano l’impianto storico di religioni che si sono fatte guerra tra di loro al grido “Dio lo vuole!”)

Dove c’è l’Unità non c’è spazio per sofismi e menzogne.  E’ a questo che il Cercante deve tendere. Diversi sono i Sentieri attraverso i quali ascendere. E’ scritto: “Chiedete, e vi sarà dato”.

 

Annotazioni sul Sentiero Iniziatico

Uno scritto di contenuto iniziatico, per essere tale, non può creare nulla di nuovo, ma soltanto confermare ciò che è stato creato, oppure, nel caso in cui si debba intervenire per negare un arbitrio o un abuso, le parole saranno un richiamo alla Tradizione per destituire di fondamento ciò che non possiede un adeguato grado di verità.

Si è detto: un adeguato grado di verità. Ciò in quanto, come insegnano i Manifesti, il mondo preferisce la menzogna alla verità, mescolandole in dosi sapienti. Quindi, per la Persona Ardente, Uomo o Donna di Desiderio, che intende accedere a quella speciale forma di conoscenza che è detta iniziatica, la Verità non è che un vaso andato in frantumi, di cui occorre riconoscere i frammenti e, lentamente, ricomporli e incollarli.

Dal punto di vista iniziatico, tutto è nell’esperienza. Le parole restano nella sfera del mentale, strumenti parziali e fuorvianti.  Comunicate, spesso finiscono per generare opposizione e cioè il tentativo, da parte di chi le riceve, di convertirle ai propri desideri.  Chi legge, nel decrittare, non può far altro che questo, ciò che è naturale. Ecco, da parte di chi ha scritto, la vanità di credere di poter essere compresi.

La parola scritta non può sostituire l’esperienza. Suo compito è indirizzare chi è alla ricerca del proprio sentiero: da qui l’importanza di rigettare opinioni personali e ricorrere all’autorità dei Maestri Passati. Come ha scritto uno dei padri fondatori della moderna Tradizione Iniziatica italiana, Arturo Reghini: “Chi pretende una conoscenza iniziatica adattata ai suoi gusti, alle sue credenze, agli umori suoi, o è in buona fede ed è un illuso, o è in mala fede. Comunque non è, né può essere, un iniziato.”

I requisiti del Cercante saranno equilibrio, stabilità e costanza.  Gli eccessi e le intemperanze, santificati dall’estetica giovanilista dello star-system delle comunicazioni di massa non è che un modo per bruciare talenti e proporre modelli fallaci e, in definitiva, impedire ogni emancipazione. Il Cercante deve porsi al riparo dalle impurità dell’informazione dozzinale, deve trovare il suo equilibrio attraverso la preghiera, la stabilità nel suo fondamento interno di coscienza, la costanza attraverso la pratica quotidiana.

Il termine “preghiera” è alquanto improprio e non deve trarre in inganno. Questa precisazione ci permette di distinguere tra concezione esoterica e concezione religiosa. Abbiamo già chiarito altrove che l’autentico Sentiero Iniziatico è diverso e distinto dalla Via Religiosa.  Questa distinzione può essere illustrata mediante l’analogia nello Yoga tra la forma devozionale (Bakhti Yoga) e sentiero dell’intelletto (Raja Yoga).

La forma devozionale – e cioè l’adorazione di un Avatara, Buddah, Shiva, Cristo, Mohammed, Alì, Angeli o Santi – è la tipica strada di persone dotate di una spiritualità genuina e sincera, senza eccessive sovrastrutture culturali. Questa spiritualità non va sottovalutata: perché può ben essere più autentica e più potente rispetto all’orgoglio e alla superbia di chi coltiva un piccolo sapere (e qualsiasi sapere umano, per quanto vasto, sarà sempre un piccolo sapere). Tuttavia, è difficile che la forma devozionale sia quella appropriata per i pochi destinati al Sentiero Iniziatico: perché questi sono sempre persone che cercano, studiano, interpretano, e dunque saranno più adatti al sentiero dell’intelletto, al Raja Yoga. Qui si apprende che non può essere un dio esterno, che tutto è nella coscienza. Questo soltanto è il Sentiero Iniziatico propriamente inteso: e potrà avere esito soltanto a condizione di allineare l’intelletto con il cuore.

Questo argomento avrà con chiarezza separato e distinto Ordini religiosi da Ordini esoterici, rendendo manifestamente infondata la richiesta, per appartenere a un Ordine esoterico, di aderire a una specifica religione, idea ridicola, sostenuta da alcuni ipocriti che preferiscono la verità parziale di un clero rispetto alla ricomposizione di una più ampia e universale verità, che è l’incommensurabile compito di ogni vero Iniziato.

Con quanto qui tracciato si intende lasciare alcune impronte sulla pista, sperando che il Cercante abbia discernimento e sappia rettamente seguirle. Perché il prossimo passo è Difendersi dai Falsi Maestri.

 

 

Sulla necessità antropologica delle organizzazioni iniziatiche e sulle opportunità della loro modernizzazione

L’articolo ha preso un titolo ambizioso, ma è bene rasserenare subito il Lettore: non c’è la pretesa di dire qualcosa di particolarmente illuminante (sebbene si parlerà di illuminismo, e da una prospettiva “interna”), né di sfatare un tabù (che però, per scrivere quel che segue, va comunque infranto sul piano psicologico).

L’atteggiamento ipocrita del conformismo borghese all’italiana (anche se la vera differenza, in Europa, non sono tanto i confini nazionali, quanto il cleavage tra i Paesi a prevalenza cattolica e quelli a prevalenza protestante) consiste soprattutto nel far finta che le organizzazioni iniziatiche non esistano.  Quando questa rimozione non è possibile – ad esempio, per contingenti fatti di cronaca che le portano alla ribalta, in subordine, si fa passare la tesi che esse siano sempre orientate al potere materiale e all’uso strumentale e illegale del segreto, per favorire gli affari a scopo di lucro e di dubbia liceità.

I casi che confermano questo teorema sono sempre bene accolti dalle cronache ufficiali, sempre protese verso l’obliterazione dello stereotipo.  Anche una certa area di informazione “perbenista”, “politically correct” e compiaciuta del proprio ritenersi “progressista”, si schiera scioccamente su queste posizioni, per ignavia o per mala fede.  Che lo faccia per ignavia è possibile, perché schierarsi “on the other side” richiede il coraggio di chi mette a repentaglio la propria carriera: prendere posizione contro gli stereotipi costituisce lesa maestà nei confronti del Grande Fratello.  È più probabile però che questo accada per mala fede, perché non è possibile essere così sciocchi da proporre a chi non ha possibilità di riscatto sociale e di costruirsi una vita migliore, un modello basato sul perbenismo.

In ogni caso, in base al dogma dello stereotipo, la televisione ha ancora buon gioco nell’argomentare la tesi per cui le organizzazioni iniziatiche o non esistono o sono luoghi di convergenza di affaristi senza scrupoli e criminali di ogni specie.  Che le organizzazioni iniziatiche possano essere luoghi di accesso a una spiritualità razionale, orientata al progresso e allo sviluppo materiale, psicologico e metafisico – non viene preso in considerazione, per quanto questo sia da sempre il loro ruolo nella storia, quando il contesto in cui si sviluppano sia sano in corpo e mente (e quindi mai).

In breve, la patologia viene confusa (volontariamente) con la fisiologia del sistema, invertendo le parti.  Ciò che è sano si fa passare per malato e ciò che è malato diventa ordinario.  In questo modo, la struttura conservatrice e reazionaria della società, nemica di ogni avanzamento spirituale e di ogni vera conquista di libertà, imprime il suo marchio su ogni esistenza, reiterandolo, al secolo, spot dopo spot.

Occorrerebbe almeno avere il coraggio del conoscere.  Non a caso il motto dell’Illuminismo è “Sapere Aude!”, quell’osare sapere che è alla base di ogni atto di libertà.  Gli antropologi (si potrebbero richiamare gli studi di Claude Lèvi-Strauss, Marcel Mauss, Margaret Mead) hanno grande dimestichezza con la necessità, in ogni società, della presenza di organizzazioni a struttura iniziatica, che sono esistite da sempre. Se avessimo il coraggio di sapere saremmo più consapevoli delle origini occulte dell’Illuminismo, del debito filosofico che il movimento di pensiero che ha tratto l’umanità fuori dalle nebbie dell’oscurantismo medievale conserva nei confronti dell’occultismo.

Noi di Societas Mazzini non possiamo non segnalare quanto sia stata importante la componente iniziatica nel processo di liberazione dalla dominazione austriaca.  Allo stesso modo, non possiamo però fare a meno di mettere in guardia contro i facili giudizi e dobbiamo ricordare che il cosmopolitismo spirituale di Mazzini, osteggiato dai conservatori, è stato chiuso a destra dagli interessi industriali del Regno di Piemonte (e dal cambiamento di orientamento dei supporters inglesi) e a sinistra dall’affermazione del vento russo del materialismo storico, un’interpretazione del marxismo che ha eliminato ogni possibilità per il popolo di accedere all’educazione e all’istruzione come vie per la consapevolezza spirituale, unica vera fonte di autentico e duraturo progresso.

Ecco perché, trasponendo alla dimensione contemporanea queste riflessioni, sentiamo il bisogno di liberare le istanze progressiste e di emancipazione dalle asfittiche paludi del materialismo.  Ecco perché guardiamo con attenzione ai movimenti di rinnovamento interni alla Massoneria, come oggi avviene con l’esperimento del GOD di Gioele Magaldi  e con un nuovo proliferare di “Riti di fronda” attivi in Italia e in Europa, in cui si manifestano importanti focolai di pensiero innovativo e di autentica emancipazione.

A questo proposito, con in mente un’idea salda di progresso, nel rifuggire da ogni approssimazione volgare che voglia fare del cammino iniziatico un prodotto di mercato, proponiamo una lettura interessante su un Ordine parallelo e differente rispetto a quello massonico, e lo facciamo ricorrendo a una nota storica che proviene da una famosa lettera di Flamelicus, importante esponente della Tradizione esoterica italiana che, per la contestualizzazione sul filo della nostra contemporanea attualità, si troverà qui introdotto da Althotas.

Lettera di Flamelicus