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Lettera aperta ai membri de “La Tradizione della Rosacroce”

Salus Vobis. Ave.

Preciso in premessa che non ho nessun dogma e nessuna verità da portare, anche se qualcuno mi attribuisce questa pretesa. Lascio ad altri i dogmi e il pensiero totalitario, che non mi appartengono, né appartengono alla nobile tradizione cui la pagina dichiara di ispirarsi.

Non ho che gli strumenti umili della ragione, sempre necessitati alla ricerca, al confronto, al dubbio costruttivo. Però, per quanto il dubbio sia sintomo di intelligenza, non si può dubitare su tutto, perché sarebbe sterile relativismo, e non si possono accettare strumentalizzazioni arbitrarie, perché sarebbe restare in soggezione dell’autorità costituita.

In particolare, non è possibile proporre un percorso autenticamente R+C se non si combatte l’oscurantismo dei dogmi e del potere dispotico, rispetto al quale invece i cultori della bandiera del secondo reich (le minuscole sono scelte) dimostrano soggezione e fascinazione.

È evidente a qualsiasi persona sincera che il nazionalismo e il sapere fondato sui dogmi dell’autorità tradizionale sono in aperta e irrimediabile contraddizione con il pensiero dei Manifesti, che ha chiara vocazione cosmopolita e, fin dall’inizio, si volle diffondere il messaggio di progresso e di emancipazione della Fama e della Confessio in cinque lingue, ai dotti d’Europa.

In breve, la tesi che si afferma in questa lettera è che simpatie per il fascismo e il nazismo ed anche per il “semplice” nazionalismo sono incompatibili con la dottrina e lo spirito della R+C.

Avendo affermato questa tesi, semplicissima e cristallina, sulla Vostra apprezzata pagina, ho dovuto registrare attacchi e ingiurie, con l’accusa di seminare zizzania e di voler far proselitismo per un Ordine diverso da quello cui la maggior parte degli attivisti della pagina fanno riferimento. Nessuna sorpresa. Anche questo è scritto nella Fama Fraternitatis. Si vedrà nel prosieguo della lettera quali sono i fini di chi attacca e di chi si difende. E si vedrà come «attaccare e difendere» dovrebbero essere verbi inapplicabili alla materia di chi condivide, sia pure attraverso sentieri spirituali simili ma differenti, un percorso di ricerca iniziatica.

Come emissario della duplice corrente del M::: e della G.:D.: vorrei ricordare che entrambe sono emanazioni dell’ Invisible College, la cui natura è in parte storicamente determinabile e in parte no in quanto astrazione metafisica (poiché questa è una lettera aperta e non un trattato, rinvio ad altre sedi l’eventuale analisi dei documenti e delle fonti che giustificano l’affermazione ricordando, fra l’altro, l’appuntamento a Siracusa del prossimo 9 dicembre).

Dopo aver fatto questo esercizio di mnemotecnica, che potrebbe essere arricchito dalla citazione di lavori di ricerca specifici sul tema delle «origini occulte dell’illuminismo», cui le correnti R+C vanno ascritte, dovremo occuparci anche della nostra modernità e, in particolare, delle pericolose mistificazioni.

Il concetto di «neolingua» elaborato da Orwell resta un caposaldo per capire come la propaganda distrugga tutte le correnti di emancipazione e di progresso destrutturandone le parole attraverso un processo di svuotamento. Così l’inflazione di «libertà», «consapevolezza», «progresso», «illuminismo» (particolarmente fuorviante per gli esoteristi la dottrina della predestinazione degli illuminati, che è l’esatta antitesi degli scopi di C+R), ha determinato il risultato che, dagli originari significati di conquiste sociali evolutive della società, finisce per non significare più nulla, consentendone l’utilizzo anche con significato contrario, con accezione negativa. È il modo in cui l’establishment reazionario ha sedato la contestazione dell’ultima ondata di richiesta di diritti, emersa con il dopoguerra. In precedenza, le istanze di libertà del primo Novecento erano state sedate con la guerra del 1945-18 e poi con i manganelli degli squadristi per portare a più miti consigli le proteste dei lavoratori. Infine, la violenza inaudita e gli orrori del nazismo e del fascismo.

chevillon.jpgAnche il mondo esoterico del resto ha subito gli strali del fascismo che, in nome del pensiero unico e per impedire ogni opinione diversa, ha chiuso le logge M.: e M:: Ricordiamo con solennità il nome di Constant Chevillon, ucciso nel 1944 «par des miliciens à la solde des envahisseurs germaniques».

In conclusione, si enumerano alcuni dei contenuti che emergono da questa lettera, cominciando da quelli superindividuali:

  1. Un Adepto R+C non riconosce una verità tradizionale per dogma, ma opera per superare gli errori del passato e progredire nella ricerca della verità.
  2. La Fama Fraternitatis è un’organizzazione illuministica, ma questa parola è stata resa inservibile dalla coartazione del termine fattane dalla propaganda reazionaria.
  3. Un approccio reazionario e una propensione per una concezione del mondo in opposizione agli altri è incompatibile allo spirito R+C

Sul più modesto piano individuale, occorre dire che un Adepto di questa Tradizione dovrebbe essere, come la dottrina richiede, un Filosofo dell’Unità: pertanto, invece di difendere il recinto del proprio orto, dovrebbe confrontarsi apertamente con gli altri componenti della Fraternità, sia pure appartenenti ad altri Ordini. La chiusura e l’oltranzismo non appartengono a questa Tradizione, così come le è estranea ogni attitudine a farne simonia. Da questo punto di vista, l’Adepto sincero non è inquietato da aggressioni e argomenti pretestuosi dei suoi detrattori. Al massimo, ne rimarrà deluso, ma non tanto da non concepire che ci può essere ancora intelligenza e cambiamento di predisposizione, specie se supportato dal corretto operare, liberandosi dunque dai condizionamenti dello spirito di opposizione.

Sul più elevato piano metafisico, null’altro è da aggiungere alle conclusioni della Fama:

E questo noi diciamo per verità, che chiunque vorrà seriamente, e dal suo cuore, portare affezione a noi, ne sarà beneficiato in beni, corpo e anima; ma colui che è falso di cuore, o solo avido di ricchezza, prima di tutto non sarà in grado di ferirci in nessun modo o maniera, ma porterà se stesso alla rovina e alla distruzione. Anche il nostro edificio (anche se un centinaio di migliaia di persone hanno visto molto vicino e osservato lo stesso) sarà per sempre lasciato intatto, non distrutto e nascosto al mondo meschino.

SUB UMBRA ALARUM

DALQ 5=6 S+I

Revisionismo cattolico su Giordano Bruno?

Passi indietro sulle interpretazioni bruniane?

di DALQ S::I::

C’è da temerlo, se l’articolo in Wikipedia su una delle opere di Bruno – Spaccio della Bestia Trionfante –  trascrive: «L’opera si presta a essere interpretata su diversi livelli, tra i quali resta fondamentale quello dell’intento polemico di Bruno contro la Riforma protestante», abboccando alla deprecabile interpretazione filo-clericale di Michele Ciliberto.

Intento polemico contro la Riforma protestante? Ma Giordano Bruno è la Riforma protestante! Più esattamente, è il tentativo (riuscito) di esportare i risultati di quel proto-illuminismo che, partendo dall’Escuela de Toledo, è passato per l’Italia della Scuola Poetica Siciliana alla corte di Federico II prima, e la cui torcia è passata poi all’Accademia Platonica Fiorentina alla corte di Cosimo de’ Medici. Per completezza, Giordano rappresenta anche il tentativo (bloccato) di importare gli sviluppi proto-illuministici in Italia. Il suo rogo rappresenta l’involuzione dell’Italia nel percorso buio della Contro-riforma, proprio mentre l’Europa si risvegliava e poneva le basi della modernità.

L’affermazione di Ciliberto è ingiustificabile, se si esclude la volontà voluta di un revisionismo filocattolico, che ha l’effetto di bruciare sul rogo una volta ancora le posizioni coraggiose del filosofo nolano. Tutto questo nella totale indifferenza del mondo della cultura che non sa e, quando sa, è complice. Rimandiamo a quanto si può trovare sul sito “L’Asino Cillenico” (dal titolo di un’opera di Giordano Bruno) in merito all’affaire del plagio che Ciliberto avrebbe svolto sulla traduzione di Giovanni Aquilecchia. Il sito riporta particolari rilevanti, tra i quali l’egemonia che il Ministero dei beni culturali ha permesso a Ciliberto attraverso lauti finanziamenti dei suoi lavori che, come si è visto, sono tutt’altro che condivisibili ed appaiono anche politicamente e dottrinalmente orientati a un revisionismo che indigna lo stesso Giordano Bruno.

Tutto questo è grave e preoccupante, ma non finisce qui. Perché, in fondo, la gravità di questa situazione potrebbe esser letta nel contesto amaro della condizione generale di degrado della cultura italiana, del suo asservimento a un potere cattolico che, sul piano della cultura, si è molto rafforzato nel deserto attuale e oggi ha sbaragliato i suoi rivali, trovando a destra come a sinistra nient’altro che populismo, del quale si avvantaggia per ricostruire l’ignoranza che precedette l’invenzione della stampa e che la televisione e i telefonini stanno riconfigurando attraverso la totale superficialità che è, di fatto, l’analfabetismo 2.0). L’ingerenza cattolica sulla gestione dei finanziamenti statali non è certo una novità (vecchia eredità dei Patti Lateranensi sui quali, per l’occasione, esprimiamo ogni contrarietà, a partire dall’esenzione dalle tasse per le attività d’impresa); allarma tuttavia vedere che questa ingerenza si insinua, attraverso la solita dinamica dell’avanzamento dei mediocri, persino sulla memoria di Giordano Bruno!

C’è qualcuno che prende posizione contro queste tendenze? Se ricordiamo che l’autore del monumento a Campo de’ Fiori è lo stesso che realizzò il monumento sull’Aventino a Mazzini, e che si tratta di quell’Ettore Ferrari che fu Gran Maestro della Massoneria Italiana, un tempo custode dell’anima illuministica e progressista di questo Paese, dobbiamo altresì registrare l’inconsistenza della Massoneria italiana, che di tutto questo non da’ segno di conoscenza né prende posizione. Ma si dovrà anche dire che, complice il prevalere del Rito Scozzese, anche qui le posizioni interne sono sempre più filo-cattoliche e Templari (quindi protese al cattolicesimo intransigente) e che la parte egemone della Massoneria – conventicole di affari più o meno leciti a parte – è molto lontana dal suo ruolo storico di difensore del libero pensiero e sempre più cane da guardia del padrone. L’affaire Gelli (che si dovrebbe leggere Cefis), vicenda esteriore dei maledetti anni ’80, è l’emblema di questo stato di cose, con il suo corollario di graziose vicinanze a servizi segreti, società petrolifere e banche: nazionali, internazionali e vaticane.

Poiché al peggio non c’è fine, a parte tutta questa querelle su contributi statali per opere condizionate e personaggi condizionanti, si dovrà riflettere – nel trecentesimo dal 1717, fondazione della Massoneria moderna – sull’inadeguatezza della Massoneria contemporanea ad esprimere il suo ruolo storico. Poi, c’è un’altra mefitica situazione da rilevare, e cioé quel che dice il Dizionario di Filosofia Treccani in proposito alla medesima opera di Bruno citata in apertura di questo articolo, dove si mette in discussione, anche qui, revisionisticamente (cioè per un riesame critico di fatti storici sulla base di una interpretazione orientata a fini politici e dottrinali), quella che si considerava ormai un’acquisizione, e cioè la continuità che il pensiero di Giordano Bruno manifesta con l’ermetismo nella tradizione occidentale, sostegno e fuoco dei successivi sviluppi illuministici. Invero, il Dizionario dà notizia di questa linea interpretativa, riportando che «alla metà degli anni Sessanta del Novecento si è affermata la lettura integralmente ‘ermetica’ di F.A. Yates», ma subito si affretta a dire che questa tradizione sarebbe «ormai definitivamente sostituita da una tendenza a collocare il dialogo nel contesto in cui fu scritto e nel serrato e fecondo confronto di Bruno con le fonti più disparate», anche qui con un ridicolo postmodernismo che rinuncia a indagare e indica “le fonti più disparate” come luoghi della potenziale ricerca. In questo modo, anche il Dizionario prende le posizioni dei Ciliberto e, per dirla in modo più storicizzante, del primo dei baciapile impegnati in questo tentativo di “addomesticare” Bruno, già suo contemporaneo, il cosiddetto Postillatore napoletano.

Registriamo dunque e denunciamo una preoccupante tendenza della politica culturale in Italia (che è la vera politica del potere, perché lavora sulla manipolazione dei simboli, e dunque delle coscienze, in profondità) che dimostra l’intendimento neo-aristocratico di costruire intorno al vero cuore simbolico della cultura, una serie concentrica di utili idioti (nel senso leninista), lautamente remunerati per fare opera di revisionismo e per impedire l’accesso al livello della manipolazione simbolica (studi universitari, presenza all’interno delle istituzioni culturali) di voci avverse o diverse dal coro.

Contro questa allarmante situazione chiamiamo a raccolta gli intellettuali disorganici non allineati al potere, per esprimere un chiaro e netto sdegno per queste nequizie, che segnano passi all’indietro, verso l’Ancien règime, e ci fanno ancora una volte riflettere sul contenuto di grande slancio ed emancipazione degli anni ’60 – grazie anche alla citazione della Yates – che restano pioneristici sui temi. Piuttosto, dovremmo liberarci dagli anni ’80 che non sono mai finiti e che continuano a smantellare lo stato sociale ed affermare la supremazia delle forze reazionarie, tra le quali la Chiesa cattolica che, malgrado qualche operazione di maquillage, resta componente oscurantista.

Ilux lucet in tenebrisn conclusione, sappiamo che questa nostra è una vox clamantis in deserto e che, rosacrocianamente, – si deve ancora alla Yates la connessione tra Riforma protestante e dottrina Rosacrociana del ritorno al Cristianesimo delle origini – siamo tenuti a sapere che il mondo non può essere cambiato, perché il suo segno è la croce chiusa nel cerchio, lo spirito imprigionato dalla materia che, altrove, abbiamo definito Legge di Malkvth. Pertanto, non crederemo di poter aver ragione del mondo e della sua capacità di corrompere ogni valore. Non possiamo fare altro che accendere, da buoni candelai, qualche pallido lume in questa notte tenebrosa.

Chissà che una canzone…

Commemorazione 10 Marzo

 tallone

Pubblichiamo questa tavola di Giacomo Tallone

non tanto e non soltanto per l’assonanza e la concordanza con i principi che animano il nostro Ordine, ma anche e soprattutto per la sua attualità e per la formidabile presa sul presente.
Il documento, concepito come commemorazione del 10 Marzo, è infatti interessante sotto ogni profilo, e ci permette di tornare alla memoria di un uomo decisivo per la storia d’Italia, la cui profondità di pensiero è stata spesso frettolosamente dismessa, proprio per evitare di vedere la profondità della componente esoterica di

Giuseppe Mazzini

che sempre operò, al di là ed oltre gli strumenti parziali delle varie componenti tradizionali, per lo

scopo unico

dell’elevazione della coscienza di ogni uomo e di ogni donna.

Ne onoriamo così la memoria, secondo la visione poetica che ne volle dare Carducci e che qui Tallone riporta:

L’ultimo

dei grandi italiani antichi

e il primo dei nuovi

Testo integrale della Tavola (sopra, un’immagine del dattiloscritto originale qui riprodotto):  Commemorazione defunti

Sulla natura del Martinismo

Morning Star 1

Sollecitato a una riflessione utile a far comprendere qualcosa del V.O. Martinista, per quanto questo sia al di là del velo, propongo alcune osservazioni che sono applicabili, nella prima parte, a tutte le Organizzazioni Iniziatiche e, nella seconda ri-velano il Martinismo.

Pretendere di definire la natura del Martinismo è evidente segno di inconsistente vanagloria, che è il punto più distante dalla vera natura di questo Venerato Ordine. Questo ragionamento si applica a tutto il sistema della conoscenza esoterica, che è conoscenza simbolica. Poiché il simbolo respinge qualsiasi interpretazione univoca (si pensi ai mille nomi applicabili a ciascuna Sephirah dell’Albero della Vita), accogliendo all’interno di un unico ideogramma una pluralità di significati pertinenti, allo stesso modo non è possibile interpretare in modo univoco e definitivo un Ordine Iniziatico. Se qualcuno provasse a farlo, sarebbe certamente in mala fede, probabilmente tentato dalla possibilità di mettere sull’Ordine un’etichetta per farne un marchio di fabbrica e vendere con questo il proprio prodotto, che siano le quote di adesione degli ipotizzati adepti o qualche libro di mediocre fattura. Purtroppo, tutto ciò accade con grande frequenza.

Senza aver detto nulla della natura specifica del Martinismo, abbiamo però rilevato il suo appartenere al genus delle Organizzazioni Iniziatiche.  Tutte le Organizzazioni di questo genere (ricorderemo qui, in via non esclusiva, la Massoneria e i suoi molteplici Riti, la Tradizione Rosacrociana, l’Ordo Templi Orientis, gli Ordini Cavallereschi, la Carboneria, il Martinismo) hanno come finalità dichiarata lo sviluppo morale e intellettuale dell’Adepto. Come tutte le organizzazioni umane però, anche qui, la storia ha prodotto testimonianza di grandi delusioni, dove i vertici delle organizzazioni hanno dato maggior peso alla piramide su cui fondare il proprio potere e prestigio che non preoccuparsi veramente dello sviluppo e del progresso dei prorpi Adepti. Ecco perché il Cercante, per divenire l’Iniziato, come scritto in un articolo che porta questo titolo, deve in primo luogo saper difendersi dai falsi maestri, e questo riguarda qualsiasi cammino, quale che sia la via o il sentiero prescelto.

Non tutte le iniziazioni hanno la stessa qualità magnetica. Ciò non significa che i falsi maestri non possano dare luogo a vere iniziazioni. Questo concetto è complesso e sarà trattato altrove e altrimenti, e qui richiuso in un panno di velluto nero. Da una tela di lino bianco estrarremo la lieta novella, con il sincero apprezzamento per l’operare libero da condizionamenti materiali del nostro Filosofo Incognito con il quale abbiamo la fortuna di poter lavorare. Nulla diremo delle sue vesti rosse, né della sciarpa d’oro, né del sublime Sigillo.

Passando alla seconda parte del nostro argomento, venendo a svolgere alcune considerazioni sulla natura specifica del Martinismo, diremo in primo luogo che questa è particolarmente sfuggente, perché i simboli medesimi del Martinismo (non diremo quali, lasciando questa trasmissione ai lavori di Loggia) sono simboli di copertura, particolarmente adatti a velarne la vera natura. Questo velo non serve a un mistero che ha lo scopo di generare vana curiosità, ma ha la funzione di tenere al riparo il contenuto sacerdotale di questo Venerabile Ordine.

Anche la storia dell’Ordine Martinista, con i suoi molteplici Maestri Passati, tra cui due differenti e originari che contengono nel loro nome in modo diverso il medesimo riferimento al nome dell’Ordine – che poi potrebbe non esser quello – generando la profondità di un meccanismo progressivo a più livelli, dove l’ultimo non si vede e non si deve poter vedere, anche se in realtà è sotto gli occhi di chiunque voglia cercare adeguatamente e disponendo nel giusto modo la mente ad allinearsi con il cuore.

Possano queste righe essere rettamente intese secondo l’intenzione che da qui procede, che non è quella di un decreto o di un atto d’imperio, ma solo un orientamento a chi sta cercando il sentiero, dato con cuore lieve dall’ultimo degli apprendisti.

Sub umbra alarum tuarum יחשוה

 

La Chiave Egizia

Con l’intendimento di offrire al Lettore chiarimenti e indicazioni di percorso rispetto al frastagliato mondo delle Organizzazioni Iniziatiche, questo articolo segue i precedenti Annotazioni sul Sentiero Iniziatico; Difendersi dai Falsi Maestri e Riaccendere i Lumi. Con il primo, si sono poste in evidenza le condizioni che fanno di un Sentiero una vera via per il cammino inziatico e le caratteristiche che devono stabilizzarsi all’interno della persona del Cercante; con il secondo si sono dati i necessari avvertimenti rispetto al rischio di imbattersi in vampiri e altri soggetti che assorbono energia senza dare adeguato ricambio, pur dovendo riconoscere – e questo rende li rende più pericolosi – che, sotto determinate condizioni, anche i falsi maestri possono disporre di potere iniziatico; con il terzo articolo, si sono poste le basi per comprendere le grandi linee della Tradizione Iniziatica Occidentale, definendo gli ambiti delle principali scuole emergenti e la loro natura a volte armonica, altre conflittuale, spesso piena di contraddizioni e interconnessioni.

Con l’ultimo dei tre articoli sopra richiamati si era detto, in particolare, qual è stato il ruolo giocato dal Rito Scozzese e, particolarmente, dalla cerchia Templare, nell’estremizzare la Grande Rivoluzione e condurla al Terrore che rese necessaria la ricomposizione dell’Ordine mediante la Restaurazione napoleonica.

Napoleone comprese presto che la Massoneria era la leva strategica per avere l’effettivo controllo sulla Francia subito, e sull’Europa domani.  Il 28 marzo del 1808,  nella chiesa di  “Saint Paul e Saint Louis” di Parigi, venne celebrata una solenne cerimonia di commemorazione di  Jacques de Molay e dei Cavalieri Templari martirizzati. Il celebrante fu Pietro Romano  di Roma, abate di Notre –Dame de Coutances e primate dell’Ordine, che pronunciò l’orazione funebre e concesse l’Assoluzione con ferventi parole di fede nella giustizia divina. Fu quella l’ultima concessione di Napoleone ai Templari, che presto sarebbero stati estromessi proprio da un altro rito massonico, quel Rito di Misraïm che si era interlacciato al suo esercito durante la Campagna d’Egitto.

Rispetto all’antica Massoneria formata dai tre gradi di Apprendista, Compagno e Maestro, il Rito di Misraïm intendeva surclassare i 33 gradi del Rito Scozzese con i suoi 90.  Come notò il Findel in un suo saggio del 1866, “i capi e fondatori di questo massonico pasticcio furono i fratelli Michele e Marc Bédarride, negozianti di Avignone, e un letterato, A. Meallet, che deve esser considerato l’organizzatore di questo sistema”. Un altro dei classici autori del pensiero e della storia della Franc-Maçonnerie, Ragon, riporta in proposito: “Invero questo Rito comincia realmente con 67mo grado e si basa più che altro su soggetti biblici coi quali la vera Massoneria neinte ha a che fare, né a che vedere, e anche su soggetti relativi all’israelismo. Ciò non ha alcun rapporto con l’Egitto tanto anteriore a tutto ciò. Ecco perché noi lo chiamiamo Rito Giudaico.” Lo stesso Marc Bédarride riferisce inoltre del coinvolgimento del proprio padre, Gad Bédarride, che nel “nel 1771 ricevette la luce nella città di Avignone per mediazione dell’iniziato Israel Cohen detto Carosse”.

Come si vede, le piste si intrecciano: perché in questa storia appaiono in breve Cagliostro “che aveva appreso in Egitto e lì ricevuto qualche grado massonico, li alterò formando un sedicente Rito Egiziano secondo il suo estro; venne in Francia dove ebbe un gran numero di discepoli, ma nel 1786 fu obbligato ad abbandonare Parigi”.  Cagliostro tuttavia aveva messo un nuovo seme nella storia delle moderne organizzazioni iniziatiche: perché, attraverso l’evocazione delle figure dei geroglifici egizi, dove si vedevano comunemente le donne prendere parte alla vita del Tempio e ai suoi rituali, la Massoneria, da esclusivamente maschile qual era, cominciò ad avere le sue Logge Miste e questo è un punto fondamentale per la Reintegrazione della Donna nella Vita Spirituale.

Prima di concludere, dovremo notare due aspetti. Il primo è relativo al Rito che, con la sua lunghezza barocca, tuttavia si presta bene a farsi struttura di connessione e contenere al suo interno riti diversi, trasfigurarsi, mimetizzarsi e assorbire elementi che vanno dal Rito Egizio di Cagliostro al Rito Adonhiramita, dalla Stella Fiammeggiante di Tschoudi agli Illuminati di Avignone, fino ad arrivare alla affermazione di Gastone Ventura secondo la quale al vertice del Rito di Misraïm sarebbero i cosiddetti Arcana Arcanorum ovvero la Scala di Napoli, i gradi 87-90 che infine altro non sarebbero se non i Gradi Cohen. Questa tesi, del resto, è avvalorata e resa plausibile dell’origine che accomuna i Bédarride a Martinez De Pasqually: ebrei portoghesi, marrani, cioé convertiti al cattolicesimo e poi esuli, che in quell’Ordine Iniziatico vedevano la possibilità della reintegrazione sacerdotale.

Per spiegare questi ultimi aspetti, occorrerà parlare più in profondità in relazione al ruolo dei Riti di Fronda e, tra questi, del Martinismo. Ma prima di introdurre questo argomento, tornando a Napoleone, dovremo notare come ogni tentativo di controllare la Massoneria sia illusorio. Più esattamente, per un certo periodo la possibilità di controllare non solo la Francia, ma l’intera Europa attraverso il controllo la Massoneria funzionò. La Massoneria non è però un corpo statico, stabile; al contrario, il suo modo di funzionare è magmatico, per gemmazioni ed efflorescenze. Accadde così che Napoleone giunse al punto, controllando la sua costruzione, di non controllare più nulla di effettivo.

 

 

Difendersi dai Falsi Maestri

Questo scritto fa seguito alle Annotazioni sul Sentiero Iniziatico, che ne costituiscono necessaria premessa.  All’interno di quella riflessione, è stata chiarita la natura di luce e d’ombra che le parole presentano, veicolo imperfetto delle idee. Per questa imperfezione è impossibile, con uno strumento esclusivamente intellettuale (e cioè che parla alla mente e non anche al cuore, ai polmoni e alla completa esperienza fisica, come invece può il rito), trasferire quello speciale tipo di conoscenza che si definisce iniziatica.

Avendo già introdotto la distinzione tra Ordini Esoterici e Ordini Religiosi, e la necessaria indipendenza dei primi dai secondi, si è posto un argine a chi cerca di coartare l’emancipazione e l’evoluzione della coscienza dei Cercanti imponendo loro una coltre di obblighi fondati su una Tradizione intesa come perpetuazione degli errori del passato.

Anche su questo punto occorre un chiarimento: la Tradizione non può consistere nel perpetuare gli errori del passato.  Eppure, anche questo è un contenuto tradizionale: perché ritroviamo questo concetto all’interno dei Manifesti, e cioè di quel contesto dottrinale che contiene la promessa di una “Generale Riforma della Filosofia e della Scienza” e che contiene, oltre al desiderio di liberarsi dagli errori del passato, anche la promessa di trovare il punto di convergenza dei diversi Ordini iniziatici, nel concepirli sentieri della Croce che tutti portano alla Rosa Mistica. Questo ideale, meraviglioso e integro nella sua utopia, non è stato ancora realizzato e sono molti i nemici della sua realizzazione, tra i quali si possono annoverare gli oscurantisti e i falsi maestri del nostro tempo.

Veniamo così al nostro argomento attuale, che è la difesa del Cercante dai Falsi Maestri.  Materia difficile e controversa, che potrà generare il risentimento di molti che, inevitabilmente, si identificheranno in questa immagine.

Prima di tutto, occorrerà attivare la consapevolezza del Cercante, che non dovrà essere abbagliato dalla sua ansia di riconoscimento. La favola di Collodi è pronto ammaestramento per capire che il sentiero è pieno di Gatti e di Volpi e che l’iniziazione non si può comprare né con una né con tre né con cinque monete d’oro. Questo è il primo segnale: un preteso Maestro che non è interessato al tuo percorso, a ciò che ti ha condotto a lui – e che si dimostra invece sensibilmente proteso verso la tua monetizzata adesione – offre un chiaro segnale che la sua natura non è tanto quella spirituale, quanto la pratica della vendita di onorificenze e indulgenze. Con il nome gnostico: simonia.

“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo!”: così esclama il profeta Geremia. Iniziaticamente, ciò significa che nessun contesto umano può conferire alcunché, nulla che sia più di una indicazione o, nella migliore delle ipotesi, una immissione.  Tra i grandi Maestri Passati della tradizione esoterica italiana, Aldebaran ha precisato che non è possibile a nessuno supporre “che un grado dell’Ordine rappresenti conoscenze o indichi che chi lo possiede ha raggiunto la reintegrazione” e, inoltre: “Per esser più chiaro, spiegherò a coloro che non lo avessero ancora capito che l’acquisizione di un grado di iniziazione non può esser concesso da nessuno, ma si acquista da sé stessi. Ne consegue che i gradi concessi dagli Iniziatori non possono assolutamente e in nessun caso rappresentare l’acquisizione di una maggiore Conoscenza e, quel che più conta, di un avvicinamento alla realizzazione, ma sono soltanto un incarico gerarchico necessario per la costituzione e il mantenimento della piramide di un Ordine iniziatico.” 

Ed ecco un secondo indizio per riconoscere i Falsi Maestri che, quando non completamente dominati dalla bramosia metallica per il denaro, tradiscono tuttavia la loro smania di esercitare il potere su qualcuno e, piuttosto che incoraggiare lo sviluppo e l’autonomia del Cercante, al contrario incoraggiano la subordinazione e l’obbedienza gerarchica.

Questo secondo argomento è più sofisticato del primo e non deve trarre in inganno, né esser interpretato semplicisticamente come legittimazione dell’auto-iniziazione che, al contrario, è del tutto ridicola. E’ stato già chiarito con il precedente articolo che, dal punto di vista iniziatico, tutto è nell’esperienza. Ciò significa che nessuna conoscenza acquisita attraverso i libri (incluso l’eventuale sciommiottamento di rituali) può considerarsi iniziazione, ed è questo il motivo per cui nei Manifesti si legge: “Anche se un centinaio di migliaia di persone hanno visto e osservato da vicino il nostro edificio, tuttavia questo resterà sempre intatto, intangibile e nascosto al mondo profano”. L’iniziazione può avvenire soltanto attraverso il trasferimento da parte di qualcuno che detenga, per qualche ragione spirituale, il deposito di memoria tradizionale.

A questo punto, occorrerà una terza indicazione di difesa dai Falsi Maestri, perché, in ogni caso, non se ne contesta il potere inziatico. L’argomento è sottile e riguarda l’intervento di forze spirituali nei processi di iniziazione.  Com’è noto da Goethe e da Marlowe, se non altro, le forze spirituali non hanno tutte il medesimo grado di purezza. Così, a presiedere un rito inziatico, possono intervenire forze di grado e di qualità distinte a seconda delle qualità e dei caratteri dei partecipanti al rito e, soprattutto, dell’Iniziatore e dell’Iniziando. Colui che possiamo ritenere un Falso Maestro dal punto di vista della purezza del Sentiero Iniziatico, tuttavia può essere nella pienezza dei poteri di trasmissione. Anche la vendita di un grado iniziatico è un processo di iniziazione. Di più: questo genere di trasmissione è, in assoluto, il più diffuso. Evidentemente, in questo genere di percorsi, la materialità delle forze in gioco non potrà che attirare forze spirituali di rango inferiore, al limite, persino diaboliche: ma ciò non toglie che il percorso iniziatico sia autentico e, ove il rito sufficientemente realizzato, compiutamente trasmesso.

Questo argomento darà certamente luogo a fraintendimenti da parte dei soliti sofisti, per quanto sia chiaro come la luce del sole. Vogliamo immediatamente confutare le obiezioni ridicole.

In primo luogo, si è dato evidente riconoscimento che procedure iniziatiche possono essere utilizzate per scopi antitetici all’evoluzione della coscienza e all’emancipazione della persona. In questo senso, è esperienza comune che vi siano strutture iniziatiche al servizio della criminalità organizzata. Addirittura, questa è la normalità e la stampa di regime non fa che autorizzare questa interpretazione, in linea con le finalità oscurantiste di ogni governo (dove la longa manus degli Ordini Iniziatici esercita una concatenazione occulta proprio con le baracche della criminalità organizzata). Si dovrà lavorare ancora molto a lungo e per molti anni, specie nei Paesi di cultura cattolica, prima di poter ottenere esplicito riconoscimento all’accesso diretto, personale, alla vita spirituale mediante l’esperienza iniziatica, e questo dovrà passare attraverso la progressiva emersione di studi e ricerche con carattere scientifico sugli Ordini Iniziatici come necessità antropologica.

In secondo luogo, si dovrà rendere ridicola l’accusa che l’etica prevalente tende ad attribuire agli Ordini Iniziatici, e cioè di essere strumenti orientati al satanismo. Per l’autentico Iniziato, il satanismo è il più banale degli errori. Ciò non significa che si debba aver paura di guardare verso il lato oscuro della nostra coscienza; ma nemmeno che si debba rimanere prigionieri di questo limite illusorio. Compito dell’Iniziato è la reintegrazione nella Luce. Un Ordine Iniziatico che sia autenticamente fondato non può che convergere verso la metafisica dell’Unità, e dunque respingere come manifestazioni parziali tutte quelle dottrine fondate sulla contrapposizione tra un dio del bene e un dio del male (che invece rappresentano l’impianto storico di religioni che si sono fatte guerra tra di loro al grido “Dio lo vuole!”)

Dove c’è l’Unità non c’è spazio per sofismi e menzogne.  E’ a questo che il Cercante deve tendere. Diversi sono i Sentieri attraverso i quali ascendere. E’ scritto: “Chiedete, e vi sarà dato”.

 

L’Uomo di Desiderio[4]

UDContenuti del Numero 4 

Editoriale
di Antonio Urzì Brancati
Il simbolismo islamico dell’Al-Qantarah e dell’As-Sirât
di Asar Un-Nefer
Ente Emanante, Emanazione, Manifestazione
di Aton
Annotazioni sui Sette Salmi
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link generale:
http://www.fuocosacro.com/pagine/maestri/0uomodesiderio.htm

link diretto:
http://www.fuocosacro.com/pagi…/maestri/uomodidesiderio4.pdf

La Rosa come intersezione della Croce

Grande Oriente Democratico SquareL’idea di costruire un veicolo universale del pensiero esoterico emerge alla coscienza dell’umanità come frutto maturo dell’Illuminismo inteso come Età della Ragione.

Chiaramente, quest’idea ha avuto in ogni tempo un destino incerto, colmo di delusioni quando non definitivamente tragico: idea per nulla amata dal mondo, che alla verità preferisce sempre l’inganno e la menzogna, come la folla preferirà sempre Barabba a Gesù, come la Luce giunge alle tenebre, ma le tenebre non l’hanno ricevuta.

Ci siamo occupati in molti precedenti articoli dell’onda reazionaria che sempre ha respinto, in tutti i secoli, il tentativo di portare la vita spirituale alla coscienza del singolo. La motivazione è il controllo sociale, l’agente principale, storicamente, è stato il clero, anche se nel mondo occidentale questa funzione è sempre più assorbita dalla pubblicità e dalla religione dei consumi. In ogni caso, entrambe sono forme di oscurantismo.

Gli idealisti che hanno immaginato una funzione sacerdotale universale (è in questo senso che andrebbe interpretata la funzione di riforma dell’ebraismo operata dal Cristo, come anche l’azione rigeneratrice del Brahmanesimo svolta dal Buddha) sono infine giunti a concepire un sentiero affrancato dal percorso religioso e capace di includerlo, insieme ai diversi affluenti alla Rosa Mistica.

Questa l’idea: di considerare la Croce come simbolo dei diversi punti di accesso alla spiritualità (Religioni Rivelate, Massoneria, Martinismo, Ordini Cavallereschi), e cioè alla mistica Rosa, facendo così della R+C il percorso unificante delle diverse correnti spirituali.  Questo fu il sogno di Thomas Paine e del nostro Apostolo Popolare, Giuseppe Mazzini. Da queste premesse l’opera dei Trascendentalisti americani e la nuova sintesi di Helena Petrovna Blavatski, prima con la Fratellanza Ermetica di Luxor e poi con la Società Teosofica, e così la nuova elaborazione di John Yarker del Misraim-Memphis.

Chiaro che queste impostazioni siano state respinte come velleitarie, anti-tradizionaliste e contro-iniziatiche: avrebbero infranto l’egemonia di casta, avrebbero contrariato i depositari del potere.

Nessuna sorpresa che la stessa sorte e la stessa denigrazione siano state destinate all’opera di Papus, che volle riportare queste idee attraverso il risveglio del Martinismo, o come accadde a Daniil Andreyev, l’autore di Roza Mira, che vide la sua opera distrutta.

Nessuna sorpresa se i nostri tentativi sono giudicati frettolosamente e quindi ritenuti aprioristicamente destinati a non aver presa sulla realtà. Questo non ci scoraggia in alcun modo: anche perché non vogliamo aver presa sulla realtà ma soltanto sul cuore di poche persone speciali.

Coerentemente alla dottrina di cui diamo riferimento, riteniamo che – anche se storicamente questa funzione possa non mai aver funzionato come i portatori di questo messaggio avrebbero sperato – l’idea e la funzione della Rosa come intersezione della Croce (cioè come crocevia di tutte le correnti iniziatiche) è un’idea propriamente mistica e si completa nell’idea di un Grande Oriente sottratto ad ogni considerazione materialistica e restituito alla sua dimensione spirituale.

Tra l’altro, l’adesione o meno a questa idea denota immediatamente chi sta dalla parte dell’oscurantismo (quand’anche si chiamassero sediziosamente “illuminati”) e quanti invece stanno dalla parte delle meravigliose umane sorti e progressive.

Non abbiamo la pretesa di cambiare il mondo: sappiamo che il mondo uccide i suoi profeti e sappiamo di non essere profeti. La nostra azione è intesa ad attivare piccole cerchie di filosofi reconditi, disposti a non farsi abbagliare dal desiderio di mondana notorietà e agire per la maggior gloria del S.A.D.M.