L’idea di costruire un veicolo universale del pensiero esoterico emerge alla coscienza dell’umanità come frutto maturo dell’Illuminismo inteso come Età della Ragione.
Chiaramente, quest’idea ha avuto in ogni tempo un destino incerto, colmo di delusioni quando non definitivamente tragico: idea per nulla amata dal mondo, che alla verità preferisce sempre l’inganno e la menzogna, come la folla preferirà sempre Barabba a Gesù, come la Luce giunge alle tenebre, ma le tenebre non l’hanno ricevuta.
Ci siamo occupati in molti precedenti articoli dell’onda reazionaria che sempre ha respinto, in tutti i secoli, il tentativo di portare la vita spirituale alla coscienza del singolo. La motivazione è il controllo sociale, l’agente principale, storicamente, è stato il clero, anche se nel mondo occidentale questa funzione è sempre più assorbita dalla pubblicità e dalla religione dei consumi. In ogni caso, entrambe sono forme di oscurantismo.
Gli idealisti che hanno immaginato una funzione sacerdotale universale (è in questo senso che andrebbe interpretata la funzione di riforma dell’ebraismo operata dal Cristo, come anche l’azione rigeneratrice del Brahmanesimo svolta dal Buddha) sono infine giunti a concepire un sentiero affrancato dal percorso religioso e capace di includerlo, insieme ai diversi affluenti alla Rosa Mistica.
Questa l’idea: di considerare la Croce come simbolo dei diversi punti di accesso alla spiritualità (Religioni Rivelate, Massoneria, Martinismo, Ordini Cavallereschi), e cioè alla mistica Rosa, facendo così della R+C il percorso unificante delle diverse correnti spirituali. Questo fu il sogno di Thomas Paine e del nostro Apostolo Popolare, Giuseppe Mazzini. Da queste premesse l’opera dei Trascendentalisti americani e la nuova sintesi di Helena Petrovna Blavatski, prima con la Fratellanza Ermetica di Luxor e poi con la Società Teosofica, e così la nuova elaborazione di John Yarker del Misraim-Memphis.
Chiaro che queste impostazioni siano state respinte come velleitarie, anti-tradizionaliste e contro-iniziatiche: avrebbero infranto l’egemonia di casta, avrebbero contrariato i depositari del potere.
Nessuna sorpresa che la stessa sorte e la stessa denigrazione siano state destinate all’opera di Papus, che volle riportare queste idee attraverso il risveglio del Martinismo, o come accadde a Daniil Andreyev, l’autore di Roza Mira, che vide la sua opera distrutta.
Nessuna sorpresa se i nostri tentativi sono giudicati frettolosamente e quindi ritenuti aprioristicamente destinati a non aver presa sulla realtà. Questo non ci scoraggia in alcun modo: anche perché non vogliamo aver presa sulla realtà ma soltanto sul cuore di poche persone speciali.
Coerentemente alla dottrina di cui diamo riferimento, riteniamo che – anche se storicamente questa funzione possa non mai aver funzionato come i portatori di questo messaggio avrebbero sperato – l’idea e la funzione della Rosa come intersezione della Croce (cioè come crocevia di tutte le correnti iniziatiche) è un’idea propriamente mistica e si completa nell’idea di un Grande Oriente sottratto ad ogni considerazione materialistica e restituito alla sua dimensione spirituale.
Tra l’altro, l’adesione o meno a questa idea denota immediatamente chi sta dalla parte dell’oscurantismo (quand’anche si chiamassero sediziosamente “illuminati”) e quanti invece stanno dalla parte delle meravigliose umane sorti e progressive.
Non abbiamo la pretesa di cambiare il mondo: sappiamo che il mondo uccide i suoi profeti e sappiamo di non essere profeti. La nostra azione è intesa ad attivare piccole cerchie di filosofi reconditi, disposti a non farsi abbagliare dal desiderio di mondana notorietà e agire per la maggior gloria del S.A.D.M.