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#1stofmay #labourfest

#1stofmay #labourfest – Arbeit macht frei – “work makes you free” was written on the Auschwitz gate. It is good not to forget that work is above all exploitation and we must fight because it is not. If there were real civilization, instead of rejoicing for those who find work, they would rejoice when someone can afford to no longer work … And then, in this “liquid society” the work is gone. There are only forms of economic subjection that reject the achievements and progress of the ’60s and’ 70s in a new and desperate social situation in which there is no longer the security of the middle class, but only the shapeless and sucking emptiness of a new “underclass” of precarious and without rights … When is the time for a new international?

#1maggio #festadellavoro – Arbeit macht frei – “il lavoro rende liberi” era scritto sul cancello di Auschwitz. E’ bene non dimenticare che il lavoro è soprattutto sfruttamento e bisogna combattere perché non lo sia. Se ci fosse vera civiltà, invece di gioire per chi trova lavoro, si gioirebbe quando qualcuno può permettersi di non più lavorare… E poi, in questa “società liquida” il lavoro non c’è più. Ci sono soltanto forme di sudditanza economica che respingono le conquiste e i progressi degli anni ’60 e ’70 in una nuova e disperata situazione sociale in cui non c’è più la sicurezza del ceto medio, ma solo il vuoto informe e risucchiante di una nuova “underclass” di precari e senza diritti… A quando il tempo per una nuova internazionale?

L’idea di Mazzini in Ezra Pound

L’abitudine di stare dalla parte sbagliata non apparirà una novità o una sorpresa se riferita a Ezra Pound. Qui il riferimento non è all’aspetto più noto, ma ad un’altra vicenda, totalmente filosofica. Nel volume curato da Carroll Franklin Terrell, A Companion to the Cantos of Ezra Pound (Volume 2), c’è una nota, la 244, dove Terrel riporta Pound che dichiara: «As a Cavourian, I long neglected the writings of Mazzini». La frase fa presagire un’avversativa, che infatti arriva puntuale, dimostrando tra l’altro la capacità di Pound di riconoscere gli errori, di cambiare idea. Scrive Terrell: «Subito dopo [Pound] cita con approvazione da Doveri dell’Uomo di Mazzini, trovandovi l’idea costruttiva di credito sociale: “La distribuzione del credito … non dovrebbe essere attribuita al Governo, né ad una Banca Centrale ma, con l’occhio vigilante del potere nazionale, da banche locali dei municipi elettivi locali”».

Il punto che qui si manifesta è che Ezra Pound è stato un poeta fondamentale del Novecento. Contrariamente a quanto qualcuno vorrebbe, Pound non è riducibile ad una unica interpretazione del suo pensiero. A cominciare dal suo nome, così chiaramente ebraico e al suo ossimorico antisemitismo, che è un paradosso solo in apparenza: perché Ezra Pound prende posizioni anticapitalistiche, in opposizione alle scelte politiche e di imperialismo economico che sono state l’arma del sionismo. Convinto che anche il marxismo non fosse null’altro che un inganno (nel quale i mazziniani riconosceranno l’annichilimento dello spiritualismo gradualista in favore dell’arido materialismo storico), Pound credette che il nazionalsocialismo fosse un male necessario, attraverso il quale giungere a sconfiggere il sistema capitalista. Il senno di poi dice che s’ingannava, che favorì la costruzione di un mostro. Ma, adesso che siamo in una fase di studio dei documenti della Shoah che ha superato il negazionismo e il riduzionismo, possiamo accettare come storicamente acquisito che molti furono gli ebrei che si lasciarono persuadere dalla sirena del fascismo (e del nazismo), quindi non stupiranno le posizioni di Pound, che comunque non furono mai così ingenue, come dimostra una lettura appena più che superficiale delle sue opere.

Il brano di cui si può ascoltare l’esecuzione attinge al repertorio dei Cantos, per trovare gemme del pensiero come «con un solo giorno di lettura un uomo potrebbe trovare la chiave (…) per capire il latrocinio dei ricchi che derubano il pubblico per il proprio guadagno individuale privato» (LXXIV-6-27), tema dell’anticapitalismo, ma anche «il dominio di un solo uomo è un’insana idolatria» (LXXVI-22) che stride dannatamente con il concetto fascista ed è comprensibile soltanto alla luce di un’idea superiore, che è chiara a Ezra Pound, ma non ai suoi epigoni. Infine, e soprattutto (LXXVIII-f):

«NON CI SONO GUERRE GIUSTE»