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Aurea Allegoria

David Aron le-Qaraimi

eBook, 46 Pagine
 
aurea allegoriaPoiché volevi una favola, eccoti questo scritto. Informo che ho cominciato a tracciarlo alle ore 3.14 del 31 Dicembre 2009 e ho completato la trascrizione alle 6.28 del 2 Gennaio 2010. Era insolitamente caldo per la stagione, e questo calore fece sì ch’io mi svegliassi così nella notte e, credendo fosse già l’ora che volge al mattino, mi alzassi per riscaldare l’acqua mentre svolgevo i consueti riti e le offerte di preghiera all’aurora. Accorgendomi che l’ora era sì presta, concepii, piuttosto che rientrare in un sonno che non avrei più ottenuto – e certamente anche per il pensiero di te – di dare anima a quella favola che da tempo mi chiedevi. Misi così delle foglie di ibiscus nell’acqua e cominciai a trarne dei sorsi, prima brevi e poi, via via che l’acqua si raffreddava, più lunghi.

Sulla necessità antropologica delle organizzazioni iniziatiche e sulle opportunità della loro modernizzazione

L’articolo ha preso un titolo ambizioso, ma è bene rasserenare subito il Lettore: non c’è la pretesa di dire qualcosa di particolarmente illuminante (sebbene si parlerà di illuminismo, e da una prospettiva “interna”), né di sfatare un tabù (che però, per scrivere quel che segue, va comunque infranto sul piano psicologico).

L’atteggiamento ipocrita del conformismo borghese all’italiana (anche se la vera differenza, in Europa, non sono tanto i confini nazionali, quanto il cleavage tra i Paesi a prevalenza cattolica e quelli a prevalenza protestante) consiste soprattutto nel far finta che le organizzazioni iniziatiche non esistano.  Quando questa rimozione non è possibile – ad esempio, per contingenti fatti di cronaca che le portano alla ribalta, in subordine, si fa passare la tesi che esse siano sempre orientate al potere materiale e all’uso strumentale e illegale del segreto, per favorire gli affari a scopo di lucro e di dubbia liceità.

I casi che confermano questo teorema sono sempre bene accolti dalle cronache ufficiali, sempre protese verso l’obliterazione dello stereotipo.  Anche una certa area di informazione “perbenista”, “politically correct” e compiaciuta del proprio ritenersi “progressista”, si schiera scioccamente su queste posizioni, per ignavia o per mala fede.  Che lo faccia per ignavia è possibile, perché schierarsi “on the other side” richiede il coraggio di chi mette a repentaglio la propria carriera: prendere posizione contro gli stereotipi costituisce lesa maestà nei confronti del Grande Fratello.  È più probabile però che questo accada per mala fede, perché non è possibile essere così sciocchi da proporre a chi non ha possibilità di riscatto sociale e di costruirsi una vita migliore, un modello basato sul perbenismo.

In ogni caso, in base al dogma dello stereotipo, la televisione ha ancora buon gioco nell’argomentare la tesi per cui le organizzazioni iniziatiche o non esistono o sono luoghi di convergenza di affaristi senza scrupoli e criminali di ogni specie.  Che le organizzazioni iniziatiche possano essere luoghi di accesso a una spiritualità razionale, orientata al progresso e allo sviluppo materiale, psicologico e metafisico – non viene preso in considerazione, per quanto questo sia da sempre il loro ruolo nella storia, quando il contesto in cui si sviluppano sia sano in corpo e mente (e quindi mai).

In breve, la patologia viene confusa (volontariamente) con la fisiologia del sistema, invertendo le parti.  Ciò che è sano si fa passare per malato e ciò che è malato diventa ordinario.  In questo modo, la struttura conservatrice e reazionaria della società, nemica di ogni avanzamento spirituale e di ogni vera conquista di libertà, imprime il suo marchio su ogni esistenza, reiterandolo, al secolo, spot dopo spot.

Occorrerebbe almeno avere il coraggio del conoscere.  Non a caso il motto dell’Illuminismo è “Sapere Aude!”, quell’osare sapere che è alla base di ogni atto di libertà.  Gli antropologi (si potrebbero richiamare gli studi di Claude Lèvi-Strauss, Marcel Mauss, Margaret Mead) hanno grande dimestichezza con la necessità, in ogni società, della presenza di organizzazioni a struttura iniziatica, che sono esistite da sempre. Se avessimo il coraggio di sapere saremmo più consapevoli delle origini occulte dell’Illuminismo, del debito filosofico che il movimento di pensiero che ha tratto l’umanità fuori dalle nebbie dell’oscurantismo medievale conserva nei confronti dell’occultismo.

Noi di Societas Mazzini non possiamo non segnalare quanto sia stata importante la componente iniziatica nel processo di liberazione dalla dominazione austriaca.  Allo stesso modo, non possiamo però fare a meno di mettere in guardia contro i facili giudizi e dobbiamo ricordare che il cosmopolitismo spirituale di Mazzini, osteggiato dai conservatori, è stato chiuso a destra dagli interessi industriali del Regno di Piemonte (e dal cambiamento di orientamento dei supporters inglesi) e a sinistra dall’affermazione del vento russo del materialismo storico, un’interpretazione del marxismo che ha eliminato ogni possibilità per il popolo di accedere all’educazione e all’istruzione come vie per la consapevolezza spirituale, unica vera fonte di autentico e duraturo progresso.

Ecco perché, trasponendo alla dimensione contemporanea queste riflessioni, sentiamo il bisogno di liberare le istanze progressiste e di emancipazione dalle asfittiche paludi del materialismo.  Ecco perché guardiamo con attenzione ai movimenti di rinnovamento interni alla Massoneria, come oggi avviene con l’esperimento del GOD di Gioele Magaldi  e con un nuovo proliferare di “Riti di fronda” attivi in Italia e in Europa, in cui si manifestano importanti focolai di pensiero innovativo e di autentica emancipazione.

A questo proposito, con in mente un’idea salda di progresso, nel rifuggire da ogni approssimazione volgare che voglia fare del cammino iniziatico un prodotto di mercato, proponiamo una lettura interessante su un Ordine parallelo e differente rispetto a quello massonico, e lo facciamo ricorrendo a una nota storica che proviene da una famosa lettera di Flamelicus, importante esponente della Tradizione esoterica italiana che, per la contestualizzazione sul filo della nostra contemporanea attualità, si troverà qui introdotto da Althotas.

Lettera di Flamelicus

Thomas Paine e Giuseppe Mazzini

societasmazzinilogo4 Thomas Paine per l’indipendenza americana come Giuseppe Mazzini per l’indipendenza italiana: un’equazione che riassume la tesi del noto storico Denis Mack Smith nel suo libro “Mazzini” (Yale University Press, 1994).  Entrambi sostenitori di un’idea di emancipazione dei popoli sorretta da una luce spirituale, entrambi sostenitori di una ragione come via universale per l’accesso alla pienezza della vita. Giuseppe Mazzini (1805-1872) non conobbe direttamente Thomas Paine (1737-1809): come dimostrano le date, era ancora bambino quando Paine morì.  Le sue idee furono però ispirazione costante per Mazzini, che del resto fu in prolungato contatto epistolare con il biografo di Paine, Daniel Moncure Conway (1832-1907), che  ne fu anche il curatore postumo degli scritti. Thomas Paine fu pensatore originalissimo, al punto da introdurre un’idea inaudita, senza precedenti: che si possa avere una vita spirituale senza aderire ad alcuna religione.  Di questa idea Mazzini fu il perfetto araldo anzi, come egli stesso si definì, l’Apostolo Popolare, profondamente persuaso che la ragione si dovrà affermare attraverso l’educazione e l’istruzione, da destinare a tutti gli uomini e le donne secondo la capacità di ciascuno di ricevere, per gradi, una illuminazione progressiva. Volendo cercare un parallelismo per queste idee modernissime (e invero non ancora pienamente realizzate), si dovrà evocare il modello esoterico della scuola di Pitagora, che Paine richiama esplicitamente nella sua famosa opera The Age of Reason (specialmente nel capitolo The Origin of Free-Masonry).  Oppure, si dovrà attendere la poesia visionaria di William Blake (1757-1827) che, in fondo, si alimenta dello stesso fuoco (ma questo è un argomento che sarà trattato altrove). Per evitare scorciatoie logiche, si dovrà notare, come afferma la Grand Lodge of Columbia and Yukon, che non ci sono prove che Thomas Paine abbia fatto parte della Massoneria, come del resto l’appartenenza di Mazzini, secondo il Grande Oriente d’Italia, non è mai stata provata, almeno non in senso organico e attraverso una iniziazione rituale “regolare” (è certa invece la sua appartenenza a ruoli direzionali della Carboneria). Queste considerazioni, qui conchiuse in un accenno (si troveranno sviluppate in altra sede e con ragioni superiori), non valgono certo a escludere l’eccellenza iniziatica delle personalità in argomento, mettendo in risalto, per coloro che intendono, che la Massoneria è una via purtroppo non unitaria e, per fortuna e per grazia, non unica. Tornando alla tesi di Mack Smith, Mazzini e Paine sono eroi dimenticati, ingiustamente oscurati.  Troppo avanzata la loro idea di una spiritualità senza religione per la loro epoca: e continua ad esserlo ancora per la nostra. Personalità misconosciute e mal interpretate, di cui la storiografia ufficiale continua a dare ritratti parziali: imbarazzante per il sistema del potere prendere in considerazione le loro tesi, aprirle alla comprensione attiva degli studenti, alla conoscenza generale di tutti.  Sono idee pericolose, minacciano il potere costituito nella sua intima essenza. Lo sradicamento dell’ignoranza e l’apertura della mente ad una consapevolezza moderna, da conquistare mediante avanzamenti progressivi, posti sotto l’astro luminoso della ragione trascendente: troppo per le oligarchie oscurantiste che detengono il potere sotto il duplice manto dell’ignoranza e della superficialità. Ecco perché il nostro lavoro deve partire dal sottrarre la memoria all’oblio, dal restituire luce alla luce.  Non possiamo dare ulteriore spazio a chi parla con lingua di tenebra.  Non possiamo continuare ad aver paura.  Restando nella paura, soccomberemmo ancor prima.  Dobbiamo affermare la rivolta della Ragione. Ecco perché Thomas Paine e Giuseppe Mazzini sono fari nella notte oceanica di questo viaggio, astri numinosi che indicano la Via. Con fiducia, con speranza, soprattutto con il tenace ottimismo della volontà, tendiamo il nostro sguardo all’aurora ammantata d’oro e accesa di verde e di porpora che sorge al nuovo Oriente.

MANIFESTO DELL’ORDINE MARTINISTA, 1921

Il Manifesto dell’Ordine Martinista che si trova qui recensito e di seguito pubblicato nella versione integrale, fu pubblicato da Johannes Bricaud nel 1921.  Di grande significato, dal punto di vista da cui esaminiamo, il richiamo a Giuseppe Mazzini per dare rilievo alla sua dottrina del dovere come fondamento del diritto e dell’unicità dello scopo spirituale, al di là dei diversi metodi e delle diverse forme in cui la ricerca spirituale si compie nei diversi Riti.  Una lettura estremamente coerente con la dottrina Martinista il cui insegnamento, essenzialmente spiritualistico, è un centro di diffusione della tradizione occidentale che ha per basi, tutte le scienze sperimentali e si serve particolarmente di quelle simboliche ed ermetiche per arrivare alla Gnosi, perseguendo la reintegrazione dell’uomo nel suo stato di purezza e la spiritualizzazione delle generazioni umane.

Segue il testo del 1921

MANIFESTO DELL’ORDINE MARTINISTA

martinista tricolore

“Il Supremo Consiglio dell’Ordine Martinista, depositario della Tradizione, è pienamente edotto delle cause prime che determinarono le presenti perturbazioni politiche e sociali, considera suo imperioso dovere il ricordare quanto, in circostanze analoghe, fu rivelato dai Predecessori, e ciò che l’illustre Wronski nel suo Apocalittico Messianico confermò e dimostrò senza timore: – Una sola catena abbraccia tutta l’estesa rete di tutti i Grandi Segreti e di tutti i sistemi dell’Universo.
Gradi e sistemi, si riuniscono tutti nel Punto Centrale dell’Onni-Potere. Non c’è che un Ordine solo: ed i suoi segreti sono due; l’uno è il suo Scopo, l’altro la sua Esistenza ed i Mezzi di cui dispone.
Quel che vediamo oggi sul piano fisico, non è se non la conseguenza delle guerre che da oltre settantacinque anni si svolgono nell’invisibile tra l’Armata della Luce e l’Armata delle Tenebre.
Nel 1914 suonò l’ora della confragazione generale sul Piano Terrestre. Le lotte che si sono svolte nell’invisibile ebbero così la loro sanguinaria ripercussione sul piano fisico: e da quel momento, l’Odio, figlio dell’Egoismo, ha sostituito quell’amore del Prossimo di cui si parla con tanto fervore nei Vangeli di tutte le religioni.
Sembra inoltre che, per colpa di certi uomini imperfettamente iniziati, la Catena Iniziatica sia stata in alcuni punti spezzata, poiché in parecchie contrade le forze morali si sono divise; e là dove l’Unione doveva ripercuotersi sul Piano Fisico, non resta ormai altro che la più pericolosa discordia Bisogna a tutti i costi far cessar questa situazione che potrebbe far capo a catastrofi incalcolabili.
Perciò il Supremo Consiglio dell’Ordine Martinista, ispirandosi alle parole citate più sopra, raccomanda a tutti i Fratelli sparsi nel mondo di unirsi più strettamente che mai per raggiungere lo Scopo: il quale scopo, come ha ben detto il grande MAZZINI è unico, quali che siano le diverse apparenze.
Lavorare a questo SCOPO UNICO è, per tutti gli Adepti, un impegno sacro; e questo impegno è per loro tanto più preciso in quanto essi sanno che l’oggetto, i limiti e la misura dell’opera variano secondo i bisogni dei tempi, progrediscono in proporzione diretta all’evoluzione della verità, e si modificano gradualmente nel corso degli evi.
Riflesso del Tempio Mistico, la Società Umana non riposa soltanto su la colonna del DIRITTO, ma si appoggia anche su quella del DOVERE. D’altronde non c’è manifestazione religiosa, o sociale, o morale, che possa sfuggire alla legge fatale dell’evoluzione. Ogni epoca – la quale non è che un istante nell’universale evoluzione – deve venir a riunirsi in uno stesso Pensiero e convergere verso lo stesso SCOPO tutte le parti vitali del Corpo Sociale.
Il presente Manifesto vuole dunque dimostrare a tutti i Nostri Fratelli, preposti alla costruzione del Gran Tempio Simbolico, che bisogna non lasciarsi fuorviare, come pure bisogna fare in modo che lo Scopo non venga oltrepassato, cosa troppo spesso accaduta in diverse epoche della storia umana.
Non dimentichiamo che la verità è contenuta nel Sacro Monogramma hvshy che decora i nostri Templi. Oggi si può veder chiaramente che il Nome Ineffabile hvhy è stato spezzato in due: si può veder chiaramente che il Sublime Quaternario è stato violentemente separato in due binari opposti; rotto l’Equilibrio, distrutto in parte il Tempio, minacciati d’inanità gli sforzi che gli iniziati fanno da secoli e secoli per ristabilire l’Armonia fra le Diadi in contesa.
Ebbene, consideriamo gli avvenimenti attuali della luce dell’iniziazione. Ricordiamoci che il CRISTO è rappresentato dalla lettera S (s) e che questo S, simbolo cristico, è e deve restare per noi il Termine d’Equilibrio, il termine conciliatore ricongiungente i due Binari opposti: il Bene ed il Male, la Materia e lo Spirito, l’Ombra e la Luce…
Segnato è dunque il posto per Noi: esso è in cima e tra le Colonne Opposte del Tempio. Noi siamo i Figli della Luce.
Abbiano tutti i Fratelli coscienza del Dovere che loro s’impone di continuare in mezzo al Mondo illico l’Opera Sacra. Dobbiamo ad ogni istante tenere presente di fronte allo spirito il Simbolo della FENICE.
Su le tenebre che avvolgono il Mondo, brilli alfine la STELLA FIAMMEGGIANTE; e sia il Simbolo di quella PACE che fu annunziata a tutti gli uomini di buona volontà.
E ricordino sempre i nostri Fratelli che il dovere d’ogni Martinista – dovere nettamente fissato dai nostri Rituali – è diffondere oltre ogni possibilità gli insegnamenti morali, sociali e religiosi del Martinismo per contribuire così alla Rigenerazione della Famiglia Umana ed instaurare sopra la Terra l’Associazione di tutti gli interessi, la Federazione di tutte le Nazioni, l’Alleanza di tutti i culti, e la Solidarietà universale.

Dato dalla Sede del Magistero Universale, il 10 gennaio 1921.

Seguono le firme del Gran Maestro Generale, S.B. il Sovrano Patriarca Gnostico + GIOVANNI II BRICAUD 33\90\96\, del Gran Cancelliere dell’Ordine, e dei Sovrani Delegati Generali (Grandi Maestri Nazionali) dei seguenti paesi; Inghilterra, Italia, Svizzera, Belgio, Baviera, Austria, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Polonia, Russia, Ucraina, Ceko-Slovacchia, Algeria, Madagascar, Canada, Stati Uniti d’America, Messico, America Centrale, Equatore, Chile, Brasile, Argentina. Fra i firmatari si notano anche Capi d’importanti Fratellanze Illuministiche europee, come per es. il Gran Maestro Generale dell’Ordo Templi Orientis, il Gran Maestro Generale dei Samaritani Incogniti, il Gran Maestro della Gran Loggia [Massonica] d’Ucraina, ecc.

NOTA BENE (inclusa nell’originario Manifesto, ndc)

Il documento suddetto necessita di una difficile interpretazione e commento. Si tratta di un manifesto che, a prima vista, denuncia alcune degenerazioni di quella sinarchia d’impero che ha in parte influenzato il Martismo moderno, in particolar modo quello francese.
La sua pubblicazione deriva da un desiderio di conoscenza e di chiarezza su un momento particolare della storia del Martinismo e gradiremmo maggiori Lumi da chi li possiede